Una volta si diceva che non c’era più la mezza stagione, e finiva lì. Dall’inverno all’estate, tutto d’un tratto.
Adesso la faccenda si è complicata.
Adesso le stagioni hanno i flashback, come gli episodi più ingarbugliati di Lost.
E improvvisamente non sai più se sei a Bologna nel maggio 2010 o nella tundra ucraina del 1800, non sai più se è primavera o sta per finire l’autunno, hai l’impressione di aver sentito quel freddo ma non era maggio, era il gennaio del 2003. Non so se il clima è impazzito, ma sicuramente si è rotto i capasisi di noi e delle nostre fabbriche puzzone e ìn un modo o nell’altro ce la sta facendo pagare.
Io intanto torno a recuperare i maglioni invernali messi frettolosamente da parte e li accosto al costume da bagno, così sono pronto sia ad un flashback nella neve che ad un flashforward sotto l’ombrellone.
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La soglia psicologica
Gesù a trent’anni decise che era venuto il momento di fare sul serio, appese il martello al chiodo, chiese a Giuseppe il TFR e partì per il suo viaggio.
A trent’anni i giocatori comprendono che il tempo di giocare sta per finire, se sono bravi cominciano a mostrarsi in giro in giacca e cravatta per convincere il presidente a riciclarli come dirigenti, se sono scarsi iniziano a commentare i fatti della giornata in qualche emittente privata.
A trent’anni anche le letterine si sposano.
A trent’anni quando guardi una donna non pensi subito a come starebbe in costume da bagno, ma ti domandi se sa fare le lasagne al forno. A trent’anni le donne non hanno più bisogno di mostrare le curve per sedurre, ma semmai devono nascondere quelle di troppo. Trenta, come i giorni del mese, trenta come la percentuale di stipendio che se ne va in tasse.
A trent’anni ti chiamano signore quando chiedono un’indicazione, e non sei più obbligato a cedere il posto in autobus. È già tanto che qualcuno non lo offre a te. A trent’anni sei grande, hai superato la fatidica soglia: il tuo stipendio è rimasto di là, lui è ancora junior, chissà per quanto tempo lo sarà, è bello sapere che una parte di te rimane giovane. Sul retro di copertina del mio libro c’è scritto che sono nato vent’otto primavere e mezzo fa. Sul prossimo, semmai il mio editore avrà il coraggio di pubblicarlo, ci sarà scritto che ho trent’anni: li compio fra qualche settimana.
Non sarà un libro comico: cacchio, come fa un trentenne a scrivere un libro comico?