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Top ten delle categorie più danneggiate dalle mascherine anti-Covid

10. I banditi. Una volta, nei momenti concitati di una rapina, il compare lo riconoscevi subito, era quello con la maschera nera. Adesso, nella confusione, rischi di portarti dietro con te, durante la fuga, un impiegato del catasto con la mascherina scura che era passato in banca per pagare il bollo dell’auto. Sono esperienze difficili, meglio allora tornare alla calza in testa, che oltre tutto pare sia un’ottima protezione dal virus anche se sul lungo periodo determina un invecchiamento precoce della pelle.
9. Le rifatte. Un investimento di diverse migliaia di euro per avere un paio di labbra che sembrano un canotto della protezione civile, e tu mi costringi a tenerle dietro uno strato di materiale sintetico? Dico, stiamo scherzando? Sono costate come una fuori serie, qualcuno di voi ha mai visto qualcuno andare in giro con una BMW ricoperta da un telo protettivo? Di questi tempi, meglio tornare a spendere i risparmi nelle care vecchie tette di silicone, che oltre tutto se fatte bene garantiscono il distanziamento negli spazi affollati
8. Gli ansiosi. Qual è uno dei primi segnali che ci fanno capire che una persona è ansiosa? Le unghia smangiucchiate. E come si fanno a mangiare le unghia con la mascherina? Non si può, bisogna scappare in bagno, e lì, nell’intimità di quattro mura ricoperte di numeri di telefono di uomini e donne disposti, probabilmente inconsapevoli, a diversi scambi sessuali (che brutta cosa il rancore), sfogarsi. Decisamente no, non è la stessa cosa.
7. I fumatori. Ormai, diciamolo, fumano solo gli adolescenti che sperano di sembrare fighi, e i vecchi che da adolescenti speravano di sembrare fighi e ancora aspettano che arrivi il momento. Per farlo, nei giorni in cui la mascherina serviva anche all’aperto, l’hanno tirata giù, con il risultato che le loro orecchie si sono distese come due flap ipertrofici. Non c’è che dire, il momento in cui si sarà fighi si allontana sempre di più.
6. I playboy. Legata alla categoria di cui sopra, quella di chi cerca di attaccare bottone con le tipe più intriganti con il classico “Hai d’accendere?”. Perché magari avrà da accendere ma rischia di dare fuoco alla sigaretta, alla mascherina e in un’ultima istanza al playboy che rischia di bruciare più in fretta di un palazzo a cui hanno fatto il cappotto termico col 110%.
5. I golosi. Un morso alla pizza, un babà allettante, una cioccolata calda. Per i golosi più
distratti il problema non è solo la dieta, ma il fatto che i residui di cibo possono depositarsi sulla mascherina. Se si hanno delle mascherine di riserva, bene. Altrimenti, provate voi a trascorre una giornata con uno sbaffo di pummarola sotto il naso, e ditemi se non vi viene voglia di finire a sassate tutti i pangolini e i pipistrelli di Cina e paesi confinanti.
4. I genitori di bambini piccoli. Dai che è tardi, dai che è tardi. In una mano le chiavi dell’auto, nell’altra lo smartphone, spingi il passeggino, lascia il telefono e dai la mano al bimbo, su per le scale, afferri con la bocca il pupazzetto gommoso prima che cada per terra, prendi le chiavi… E no. Con la mascherina non afferri un bel niente, il pupazzetto finisce per terra tra le urla disperate del pargolo, un attimo prima che tua moglie apra la porta e scuotendo il capo ripeta qualcosa di irripetibile
3. I barbuti. Sono tra le principali vittime della pandemia, perché loro i droplets infetti degli interlocutori sono capaci di portarseli dietro per ore, in mezzo a tutta quella peluria. E allora vai di mascherina, anzi di mascherona, perché se la barba è folta, nemmeno una tovaglia riesce a proteggere del tutto l’hipster di turno, che rimpiangerà i tempi in cui i virus peggiori si prendevano per via sessuale, almeno ci si divertiva di più
2. I tifosi ultras. Non si può indossare una mascherina e gridare a una platea di migliaia di tifosi che la moglie dell’arbitro esercita la più antica professione del mondo, e lo fa a prezzi vantaggiosi perché è una racchia. Proprio, non si può. Rimangono i gesti apotropaici, però la condivisione emotiva ne risulta pesantemente limitata.
1. Gli scaccolatori impenitenti. Come si fa a raggiungere la caverna del desiderio, con quella maschera davanti? Infilare l’indice in avanscoperta, con il rischio di ritrovarselo in un occhio? Abbassare fugacemente la mascherina, giusto il tempo di un raccolto al volo? Tra gli effetti di questa pandemia, di sicuro c’è che il fondo dei banchi di scuola sono più puliti

 

Se la pandemia fosse arrivata 30 anni fa

Il mondo è sconvolto da una pandemia, un virus partito dalla Cina nel giro di pochi mesi mette in ginocchio l’umanità. Si lo so questa l’avete letta, probabilmente un milione di volte. Ma se invece del 2020 fosse stato, non so, il 1990? Ve lo immaginate un lock-down nel 1990?

Scuole chiuse, si procede con la didattica a distanza. Ma signori miei, Internet è roba per pochi universitari smanettoni e il world wide web nemmeno esiste. Quindi, si fa con quel che c’è. La Rai mette a disposizione Rai 3 per le lezioni a distanza, che tanto i comunisti sono sempre stati fissati con la scuola. La stessa lezione per un bambino di seconda elementare che studia le addizioni e un liceale che prepara la maturità pare un po’ complicato, il corpo docente si ribella, questa non è scuola, vogliamo più soldi.

Allora un paio d’ore per classe, basterà lo stesso insegnante per tutta Italia, il corpo docente potrà starsene a casa retribuito a correggere i compiti che riceverà che posta. Proteste dei sindacati, non tutti i docenti dispongono  di buchetta delle lettere, questa  non è scuola, vogliamo più soldi.

Fininvest mette a disposizione Italia 1, una edizione per la scuola di Bim Bum Bam dedicata alla didattica con appena un solo spot ogni 15 minuti. Sidney Rome insegna educazione fisica, Mike Bongiorno cultura generale e Lino Banfi matematica che tanto non la capisce nessuno ma almeno così ci si diverte un po’. Proteste dei docenti, questa non è scuola, vogliamo più… ma insomma allora le riapriamo le scuole e chi lo piglia lo piglia, no no no la didattica televisiva a distanza va benissimo, poi l’abbiamo sempre detto che il pupazzo Uan è quanto di più corrispondente ci sia ad una didattica inclusiva che si faccia carico delle differenze cognitive con un approccio multidisciplinare.

Per gli universitari si ricorre alle lezioni alla radio, che fa più intellettuale, sempre che si trovi una frequenza che non è già stata occupata da Radio Maria,  gli esami si consegnano per posta, con percentuali di promossi degni della Scuola Radio Elettra.

E il telelavoro? Dopo aver fatto scorte di penne, matite, quaderni e gomme, gli impiegati di tutto il mondo si accingono a scrivere a mano ordini, fatture, ricevute. Uno per ufficio riceve una macchina da scrivere e copia anche per tutti gli altri i documenti importanti che gli vengono dettati.  Il tutto ovviamente è supportato da migliaia di invii postali, con lettere che fanno avanti e indietro tra i colleghi di ufficio che collaborano molto anche al telefono, ma occhio alle interurbane che costano.

Sul fronte degli acquisti, gli strumenti non mancano: si può telefonare all’emporio sotto casa che ha tutto, oppure ricorrere a Postal Market e Vestro: entro un paio di mesi la merce arriva a casa perché si usa la testa e ogni pacco che ti arriva è una festa.

L’unica buona nota è che sarebbe stata annullata Italia 90 e rinviata al 1991: avremmo perso lo stesso ma forse avremmo finito qualche strada in più.