Chissà come mai ultimamente sono più ottimista del solito, e di nuovo osservo un comportamento positivo: è quello di alcuni supermercati (nella fattispecie il Plenty, ma spero siano in tanti) di applicare uno sconto del 50% alla merce in scadenza. Se ci fate caso è una situazione, direbbero gli americani, win-win, dove cioè tutti hanno da guadagnarci: il consumatore, che risparmia e compra qualcosa nella consapevelozza di doverla consumare entro breve; il venditore, che non porta al marcero quintali di merce invenduta.
Io per esempio quando mangio uno yogurt guardo l’anno di scadenza, mica il giorno, anche se mi rendo conto che certe volte dovrei mangiarlo prima che cominci a muoversi da solo. Per cui, sono contento di pagarlo meno.
Ma come me penso farebbero in tanti. Certo, magari il supermercato quella merce vorrebbe venderla a prezzo intero fino alla data di scadenza (e in alcuni casi anche dopo, tanto non se ne accorge nessuno); ma un po’ di sconto volto al risparmio, anziché allo spreco (fermate il 3×2! Già l’1 è più che sufficiente!) farà bene a noi e agli altri
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San Natale da Taranto
Ieri è morto Natale Morea, il barbone (adesso li chiamano clochard perché è più elegante…) che salvò alcune ragazze da due teppisti che volevano violentarle e che lo massacrarono e lo ridussero in fin di vita. ? morto nella sua Massafra (Taranto), e tutta la sua città ha motivo di essere orgogliosa di questo piccolo eroe scappato di casa per nascondere la sua omosessualità e ritornato dopo quell’avvenimento che gli ha segnato la vita. Negativamente, perché da quelle percosse Natale non si è mai ripreso, ma anche positivamente, perché quel gesto importante da solo vale più di tante vite insignificanti di noi persone "per bene" fatte di lavoro, casa a rate e vacanze in offerta.
Natale è morto da eroe, premiato anche dal presidente della repubblica: dubito che la Chiesa potrebbe mai fare santo un barbone omosessuale, ma se dovesse mai accadere Natale se lo meriterebbe proprio…
Auto servizio
Hanno cominciato i ristoranti, credo: niente più cameriera sorridente che annota i tuoi ordini sul blocchetto, ma lugubre fila indiana con vassoietto da influenzato, niente più sorpresa all’arrivo del piatto ma cibi esposti al pubblico ludibrio, niente più caldo o freddo ma solo diffusa e grigia tiepidezza. Niente più menù da sfogliare ma lavagnetta impositiva e scolastica all’ingresso, niente più tovaglia ma fogliastri di carta, niente richiesta del conto perché qui paghi prima di mangiare (furbescamente, perché se prima mangi poi ti passa la voglia di pagare). All’inizio si risparmiava, qualcosa, forse, hanno fatto fuori le tavole calde, adesso costano più di quelle. E poi il fai da te (come lo tradurreste? Auto-servizio? Sa di concessionaria) si è diffuso ai benzinai (trovate a Bologna un benzinaio che lavora in questi giorni di freddo: se ne stanno tutti rintanati nei loro gabbiotti a svernare, col cartello self-service esposto). Ammetto che è egoistico e un po’ malvagio pretendere che uno prenda il freddo per rifornirti mentre tu te ne stai al caldo in auto a sentire la radio, ma sono disposto a pagare questo servizio, in fondo quasi tutti siamo pagati per fare robe che gli altri non vogliono fare gratis…Ma qualcosa scricchiola. E già. Proprio nel regno del self service, nei supermercati dove la spesa la fai da solo senza l’aiuto di commessi e negozianti. E sì perché sempre più spesso nel reparto ortofrutta la merce non la pesi più da te: c’è l’addetto. Si saranno accorti che c’era gente che teneva sollevato il sacchetto mentre pesava. Oppure si saranno accorti di quelli che pesavano l’anguria e attaccavano l’etichetta a cinque chili di ciliegie. Oppure, semplicemente, si sono resi conto di quanto costa la frutta, e hanno deciso di non lasciarci soli con quel ben di Dio: gioiellerie fai da te ancora non ne fanno…