C’è un potere enorme che rimane alla televisione e che gli altri media difficilmente, per ora, raggiungeranno.
È la capacità di divulgare, diffondere un messaggio in breve tempo. Internet funziona bene sulle nicchie, ma Beppe Grillo deve il suo successo anche e soprattutto dal fatto che è da lì che viene, dalla tivù.
Sono molto contento, perciò, che in mezzo a carabinieri, squadre di polizia, commesse e polpettoni fantastorici si sia trovato lo spazio per raccontare Rino Gaetano.
Sono contento perché almeno adesso in tanti di più sanno chi era, e per molti forse non sarà più soltanto quello di Gianna Gianna. Ho visto lo sceneggiato, tecnicamente mi è sembrato fatto molto bene anche se come sempre succede in questi casi si è cercato di "tipizzare" Rino trasformandolo in un alcolizzato donnaiolo molto bohemienne, annaquando non poco la sua carica politicamente scorretta. Non è la prima volta che succede: in tivù i toni si smussano, persino Don Lorenzo MIlani fu raccontato come una mite pecorella, Rino diventa una specie di poeta maledetto scollegato dalla vita reale.
Ora che avete scoperto chi era, riascoltate le sue canzoni, e scoprirete che altro che trasognato, Rino Gaetano era uno che ci vedeva benissimo, e cantava gli sfruttati, i malpagati e gli oppressi. Che ci sono ancora, anche se non c’è più a lamentare "nun te reggae più"…