Una canzone di Cremonini (la solita lagna, bello però il video e il testo) in cui mio malgrado devo identificarmi recita “Ah…da quando Senna non corre più…Ah…da quando Baggio non gioca più”. A trentanni per la prima volta ti affacci a quel paesaggio grigio e affascinante della nostalgia che ti fa dire “non ci sono più le cose di una volta”; per la prima volta ti manca qualcosa che non c’è più, e c’è qualcuno più giovane di te che non condivide i tuoi interessi. In questo quadro traballante vengono meno i punti di riferimento: da ragazzino leggevo gli articoli che Platini scriveva sul Giornalino, i calciatori di oggi fanno fatica a scrivere l’autografo senza errori; trovavo noiosi quei palloni gonfiati del wrestiling (c’erano, eccome, anche vent’anni fa) e restavo a bocca aperta di fronte agli assist di Magic Johnson e i tiri da 3 di Larry Bird; Lemonissimo e Magic Cola costavano poco e non sostituivano due pasti come un Magnum di oggi. Da quando anche Giovanni Paolo se n’è andato (sì lo so, mi hanno detto che l’hanno sostituito ma preferisco sorvolare) ci sono davvero pochi “miti”, poche persone da prendere come esempio. Ma uno svetta ancora imperioso: il grande Azeglio Ciampi, che stufo dell’insensato ostracismo di Castelli, invoca la corte costituzionale e chiede che sia fatta chiarezza sul suo potere di grazia (Castelli infatti si oppone alla grazia a Bompressi). Lo fa senza proclami, manifestazioni forcaiole e slogan, lo fa con la statura di chi interpreta con pienezza il concetto di uomo per bene e rispettoso della costituzione. Grazie Azeglio. E grazie anche a Castelli: sono le persone come lui che risvegliano il mio orgoglio di essere meridionale.