A Taranto si chiamava “filone”, qui a Bologna parlano di fuga o fughino, in Lombardia si “bigiava”. Mi riferisco alla pratica comune a tutta la penisola, variamente definita, di assentarsi da scuola e passare la giornata a zonzo all’insaputa dei genitori. D’ora in poi non sarà più possibile: un sms della segreteria informerà i genitori dell’assenza del figlio. Da un punto di vista educativo nulla da eccepire, eppure la notizia mi ha messo un certo disagio addosso. Intanto per la freddezza e la sinteticità dello strumento, che non può sostituire, sul piano emotivo,una telefonata (che di solito si faceva in caso di recidivi, mentre qui pare di capire che l’sms parte subito). E poi perché istituisce già nei giovani quell’idea di stato di polizia che vigila e ti controlla: un’idea che genera mostri. A quando il nasovelox che ci immortala con le dita nel naso e ci multa per inquinamento, il teledrin che squilla in questura quando diciamo parolacce e l’archivio centralizzato delle donne che fingono l’orgasmo?