Non ce l’ho con i giapponesi per motivi politici o culturali.
Ce l’ho perché sono stanco di subire le loro manie.
Come molti sanno la maggior parte delle aziende di elettronica di consumo sono giapponesi: Sony, Canon, Panasonic. Ultimamente anche i sudcoreani sono diventati molto importanti (Samsung, LG), ma insomma, siamo sempre in estremo oriente. Ebbene, nell’era della globalizzazione, queste aziende costruiscono prodotti pensati principalmente per il loro mercato interno, e poi li impongono al mondo.
Se non lo sapete già, una delle manie dei giapponesi è quella della piccolezza. Forse perché le loro manine piccole e fragili non reggono pesi importanti (qualcuno di voi ricorda un pugile giapponese? O un sollevatore di pesi? O una squadra di rugby? Ma non scherziamo, volerebbero con il pallone).
Perciò da anni ci hanno imposto prodotti sempre più inutilmente piccoli, fotocamere grandi quanto un pacchetto di sigarette e videocamere con lo schermo grande quanto un francobollo.
Ecco perché non li sopporto.
Io voglio una videocamera che sia pesante a sufficienza da non risentire delle vibrazioni della mano. Queste schifezze che propongono adesso producono filmati nauseabondi che sembrano girati da ubriachi. Sono troppo leggere, buone forse per spiare due amanti fedifraghi o per una comparsa su youtube, non per una ripresa decente.
Per non parlare delle fotocamere: aumentano esasperatamente la risoluzione del sensore, 10, 20, 30 milioni di pixel, e poi però hanno delle lenti talmente piccole da permettere uno zoom pari alla lughezza del naso del fotografo. L’ultima stupidaggine in ordine di tempo è quella delle schede di memoria. In un nastro mini-dv (costo: 3 euro) ci stanno 60 minuti di video non compresso (formato DV), l’equivalente di oltre 20 gigabyte di memoria. E adesso, per risparmiare pochi millimetri di spazio e permettere ai nanerottoli gialli di infilare le videocamere nelle loro taschine di 20 cm, i produttori li stanno sostituendocon schede di memoria, che quando va bene costano 10 euro e contengono 4 giga di video. Siccome la truffa era evidente, hanno compresso maggiormente i file, per cui spacciano come alta definizione video la cui qualità è complessivamente inferiore a quella precedente, però occupa meno spazio.
Un consiglio? Se dovete comprare una videocamera, cercatela con i nastri mini-dv, alla faccia dei giapponesi e delle loro manie.
E (anche se non c’entra niente) smettetela di mangiare sushi per darvi un tono, le pappine dell’asilo erano più saporite, abbiate un minimo di dignità.
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Fotocopiatrici e futuro
Sui passi da gigante fatti dalla tecnologia scrivono e dibattono già troppi blog. Telecomunicazioni, elettronica di consumo, intrattenimento. Più divertente, e quindi in linea con questo blog, è osservare quando la tecnologia arranca, si affanna, barcolla. Pensiamo per esempio alla fotocopiatrici. Si, è vero, adesso hanno uno schermetto lcd al posto delle spie. Qualche volta è addirittura a colori. Qualche volta ancora, se si inceppa la carta, ti fa vedere un mini cartone animato spiegandoti che la carta si è inceppata.
Ma il problema è un altro, il problema è la carta che si inceppa. Il resto sono palliativi. Se volete, aggiungere questi gadget tecnologico è stato come mettere l’autoradio sul dirigibile: si magari è più comodo, ma la gente continuerà a prendere l’areo perché il dirigibile di tanto in tanto prende fuoco. Però evidentemente gli ingegneri e i ricercatori non hanno fatto molti progressi in questo settore: quando fotocopiavo i libri all’università (ops… si può dire?) le fotocopiatrici no-frills avevano due spie soltanto, è lampeggiavano quando la carta si inceppava.
Adesso c’è il siparietto in 3d, ma ad aprire il cassetto, bruciacchiarmi le dita, strappare i residui di carta e ricominciare da capo tocca sempre a me. Almeno fino a quando qualche anima buona non chiamerà l’assistenza tecnica, un settore che dopo quindici anni non sembra affatto avvertire la crisi…
Non capisco gli elleccidd
Sicuramente sono più eleganti; sicuramente più luminosi; occupano meno spazio. Però, diciamolo una volta per tutte, con questi schermi LCD si vede peggio che con il vecchio tubo catodico.
Il marketing dell’elettronica di consumo ci ha spiegato con straordinaria abilità che senza schermi piatti non si vive, e noi l’abbiamo bevuta, ma in termini di qualità, signori miei, non c’è gara.
Personalmente non ho voluto sbilanciarmi prima di possedere uno di questi fatidici schermi; ma da qualche giorno ce l’ho in ufficio, e soprattutto per l’ambito multimediale (video, animazioni ma anche foto) sono assolutamente insoddisfatto.
Andate in un centro commerciale, lasciate perdere le chiacchiere del venditore o del cugino esperto che vi ha rimbambito a colpi di HDMI, HDReady, 1024xchissàche, progressivo e interlacciato, risoluzione e ansilumen.
Fidatevi dei vosti occhi, solo di quelli, e osservate un vecchio televisore con il tubo catodico, e un nuovo lcd.
Non c’è gara, i colori sono più reali, il contrasto più naturale, il movimento non lascia tracce. Occupava spazio, non era HD, ma il tubo catodico era un’altra cosa.
Se continua così, in un futuro non troppo lontano avremo megaschermi sottilissimi con la risolizione di un microscopio elettronico nei quali, con qualche sforzo,individueremo delle forme e delle ombre colorate.