Panem et circensem, dicevano i romani.
Un po’ di circo serve a tenere buone le masse, visto che di pane ce n’è poco.
E l’ultimo circo ancorsa esistente è proprio Sanremo, in un tripudio leghista a cui mancavano solo le bandiere verdi. Perché dico questo?
Perché nell’era delle escort e delle massaggiatrici, l’unico momento di vero spettacolo è stato dato da una donna nuda in una coppa di champagne. Su Rai Uno! Ai miei tempi bisognava aspettare Colpo Grosso sulle emittenti locali.
Perché non c’è un annunciatrice, ma due tette con dietro una testa, quella rassicurante e un po’ stiracchiata della Clerici che, come fa notare un articolo di Repubblica, cita Morgan come se fosse Montale.
Perché tra gli esclusi ci sono due terroni come Nino D’Angelo e Toto Cutugno (soprattutto quest’ultimo però non ha fatto molto per evitare l’esclusione) e quel circolo di nostalgici monarchici che inneggia all’Italia unita in un tripudio alleanza-nazional popolare.
Perché ci sono giovinastri insulsi privi di talento ma molto intonati sfornati dai talent-show che servono a dare un’illusione ai precari narcotizzati dalla televisione.
Perché ci sono scampoli di sinistra (Cristicchi è l’unico raggio di sole in un questra brughiera nebbiosa) ma quando i Nomadi e Irene Fornaciari cantano "Perché il modo piange?" verrebbe da scuoterli e gridare: e ve lo domandate pure?
Perché la regia dà un colpo al cerchio e uno alla botte e regala un occhio di riguardo a Moro (split screen?) e al suo alter ego di destra Povia, meno orecchiabile del solito, la cui canzone probabilmente finirà come merita, sepolta da uno spesso strato di indifferenza.
Mentre un bell’assolo di basso riscatta una canzone di Ruggeri molto al di sotto della sua media e le coriste di Arisa strappano l’unico sorriso della serata, non resta che aspettarci la ronda finale che canti O mia bella madonnina e in un sussulto di orgoglio ci spinga a scuoterci e spegnere il televisore.
Archivi tag: emittenti locali
Intervista ESCLUSIVA al premier
Mi è capitato l’altro giorno di leggere questo messaggio in sovraimpressione su Italia7, network che raccoglie una serie di emittenti locali: domani sera IN ESCLUSIVA intervista al presidente del consiglio Silvio Berlusconi. A parte il fatto che il messaggio che scorre in sovraimpressione fa tenerezza perché sa tanto di anni 80, ma come ci si può vantare di avere in esclusiva un uomo che ha rilasciato interviste a chiunque, dovunque, in trasmissioni di politica e di calcio, di ricette e di attualità, su giornali e periodici, in radio e sul web?
Semmai il problema adesso ce l’hanno la Gazzetta di Mazzabubù e Radio Scamorza, che da una recente indagine risultano essere gli unici media italiani che ancora non hanno ospitato il premier…
La sinistra vince ogni morte di papa
La battuta del titolo è agghiacciante e circola da un paio di giorni però non ho saputo resistere. Le elezioni regionali si sono concluse e per una volta non assistiamo alla solita pietosa scena in cui tutti hanno vinto. 11 a 2, 52% contro il 44% è un risultato che non ammette giochi di parole, stavolta il centrosinistra, o l’Unione come si chiamerà nei prossimi mesi (se non cambiano idea prima) ha vinto. Ferrara l’altra sera c’ha provato, commentando i dati, a soffermarsi sul consolidamento della Cdl in Veneto e Lombardia, che stanno diventanto un equivalente blu delle storiche regioni rosse (Emilia, Toscana, Umbria, Marche). Contento lui. Berselli, onorevole di AN, commentava la straordinaria vittoria del suo partito a Montefiore, piccolo comune vicino Rimini, su una di quelle emittenti locali che di solito propongono coltelli miracolosi e creme scioglipancia (speriamo tornino presto al posto di Berselli). Altri esponenti del centrodestra, un po’ più realisticamente ma solo un po’, hanno semplicemente affermato che è tutta colpa della congiuntura economica, come se la congiuntura economica fosse un terremoto o un evento sovrannaturale. Tra le tante ipotesi, io aggiungo la mia modesta opinione: l’Italia è sostanzialmente spaccata a metà, se stavolta molti elettori non hanno votato a destra è perché ci sono tante brave e oneste persone genuinamente di destra che credono nella nazione, nella concorrenza, nella libertà. Di fronte ad un governo che ci spacca in microstati, sostiene gli oligopoli e toglie la libertà di parola a chi dissente, queste persone hanno detto basta. Sono le brave e oneste persone, di destra e di sinistra, la base della democrazia, non le gigantografie ritoccate. Se c’è qualche volontario che vuole spiegarlo al primo ministro si faccia avanti…