Non metto in discussione che Pietro, Paolo e tanti altri discepoli siano venuti a predicare a Roma perché era la capitale culturale dei loro tempi; e nemmeno mi lamento della fortuna che ha rappresentato per l’Italia essere la culla della cristianità.
Ma proprio per questo motivo dico: non saremo troppo egoisti? Ospitiamo il papa da quasi duemila anni. Non sarebbe giusto che anche gli altri popoli godessero da vicino della luce che irradia il pontefice? A parte la sgradevole parentesi avignonese, infatti, abbiamo sempre custodito il tesoro di conoscenza rappresentato dal Vaticano. Cristianamente, penso che dovremmo condividerlo.
Per un anno, il Vaticano potrebbe essere ospitato da Parigi, e da lì io prelati mettere in guardia dallo scempio delle baguette troppo corte e dei balletti licenziosi del Mouline Rouge; poi la curia papale potrebbe spostarsi a Londra e indicare ai cittadini del Regno Unito quale partito votare e quali cure scientifiche adottare e quali no. E che dire dell’immenso dono che sarebbe per la Russia, Mosca ma anche Vladivostok e la Siberia, poter apprendere dalla voce dei cardinali quali canzoni rispettano l’etica cristiana e quali no? E magari ricevere preziose indicazioni sui libri da leggere e su quelli da usare per scaldare il camino?
Come i genitori anziani arrivati ad un certo punto sono ospitati a turno dai figli, penso che il Vaticano in tour sarebbe una buona cosa. Faccio la mia modesta proposta, se c’è qualche stato che si candida, ce lo faccia sapere.