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Dammi sei lamette che mi taglio le vene

Una lama afferra il pelo, l’altra lo taglia. Più o meno recitava così una pubblicità di qualche anno fa di un rasoio. Poi le lame sono diventate tre, perchè ce n’era una quarta che incitava le altre due. La Wilkinson qualche tempo fa ha lanciato "Quattro", che come dice il nome, di lame ne ha quattro: oltre a quella che acchiappa il pelo, la vera tagliatrice e quella che fa il tifo, ce n’è una che insulta il pelo per debilitarlo. Ma la risposta della Gilette non ha tardato a manifestarsi: sta per uscire un rasoio con sei lame. Sei! Cosa ci faranno, sulle nostre facce, sei lame? Cos’è, un tagliaerbe miniaturizzato? Un trenino squarcia viso? Praticamente ti appoggi il rasoio sotto l’orecchio e devi stare attento a non graffiarti il mento perchè la sesta lama è già li. Non mi piace lo spreco, sei lame costeranno tanto e dovranno essere buttate comunque dopo un po’ di barbe. Scriveva Petronio che c’era a Roma un barbiere talmente lento (allora di lama ce n’era una sola, ma molto affilata) che mentre radeva un cliente da un lato, la barba ricresceva dall’altro. Con le nostre sei lame non avremo questo problema, e in compenso potremo prestarle alle nostre amiche che potranno depilarsi tutto il polpaccio con un colpo solo. O due, nel caso di cicliste.

Baccini, è meglio che canti. Lascia stare la Rai…

Immagine tratta dal sito ufficiale www.baccini.it

Al liceo mi insegnarono che la critica può porsi nei confronti dell’arte in modi diversi. Tra i principali approcci c’è quello crociano, secondo il quale l’arte è una monade senza porte né finestre, cioè un universo indipendente che non ha rapporti con la vita reale, per cui occorre immergersi nel testo trascurando il contesto; e quello storicista, secondo il quale invece è importante conoscere l’autore, la sua vita, il momento in cui scrisse le sue opere, tutto ciò che insomma sta intorno, prima e dopo il testo. Io ho sempre amato il primo approccio: mi immergo in una novella di Pirandello e non mi importa che sostenesse il fascismo e che la sua vita ebbe più ombre che luci; riascolto un riff dei Nirvana e trascuro gli eccessi e lo stile di vita distruttivo di Cobain che non condivido. Da una parte l’arte, insomma, dall’altra l’artista: se qualcuno vuole conoscerlo fa bene, ma ciò concerne più la storia, la sociologia, che la letteratura o la musica.
Mi è tornata in mente questa distinzione l’altra sera guardando in tivù Baccini nella Music Farmacia, quella specie di isola dei cantanti dimenticati. Infatti è stato uno di quesi casi in cui conoscere l’artista non ti fa apprezzare di più la sua arte. Anzi. A me Baccini anni fa piaceva e molto, ritrovavo in lui alcuni atteggiamenti ironici e intelligenti dell’irripetibile Rino Gaetano (penso a canzoni come Le donne di Modena o Sono stufo di vedere quelle facce alla tivù) ma anche melodie più intense e riflessive (tra le tante ricordo una dolorosa canzone dedicata a Curcio).

Che l’artista fosse in crisi era evidente, gli ultimi due album non li ho neanche sentiti e il terz’ultimo era bruttino, per non parlare di quell’orribile parrucchino con cui si mostra in giro da qualche anno. Adesso non posso nascondere la mia delusione, è vero che l’arte è una monade, ma se si apre una finestra casualmente facendo zapping e si scopre che l’artista fa scherzi stupidi, bestemmia e dà segni di squilibrio (se fa finta è ancora peggio), be’, un po’ di amaro in bocca resta.

Richiudete la finestra: non serve a vendere nuovi dischi, e fa passare la voglia di riascoltare quelli vecchi.

I lupi mannari sotto il letto

Oggi è la giornata del risparmio energetico. Non fate quelle facce da “che possiamo fare noi, sono le industrie che consumano”!Potete, potete eccome. Via ai bollitori elettrici, ai forni elettrici e peggio ancora gli scaldabagni elettrici (giammai!). Mettete la pentola sul fornello più piccolo, se il fornello è più grande riscalda solo l’aria intorno. Spegnete i riscaladamenti se uscite, e se vivete in condominio con il riscaldamento centralizzato, provate a convincere la giovane vicina rampante che a febbraio in casa non si sta in casa in cannottiera e tanga tanto c’è il riscaldamento tutto il giorno. Tappate le fessure delle finestre, spegnete le luci quando uscite dalle stanze, sbrinate il frigorifero ogni tanto e soprattutto NON SPEGNETE IL TELEVISORE DAL TELECOMANDO! QUello è il tasto di stand-by, il televisore di fatto resta acceso, per spegnerlo dovete alzarvi (un po0 di moto vi farà solo bene) e spegnerlo dall’interruttore generale. E non lasciate attaccato alla presa il carica batteria cellulare, altrimenti continuerà a caricare il nulla. Spegnete le luci inutili. Anche la lucetta da notte in fondo alla camera da letta. Suvvia. Non ci sono lupi mannari sotto il letto. E se ci sono, non sarà certo una lucetta a salvarvi.