Nell’epoca della multimedialità alla portata di tutti, delle foto ad altissima risoluzione e delle recensioni che si aggiornano in tempo reale, “Grand Tour Bologna” della casa editrice Pendragon è prima di tutto un’operazione editoriale coraggiosa. Perché si tratta di una guida turistica compatta, dedicata con affetto e maniacale attenzione a Bologna, alla sua vita culturale e commerciale, alle sue mode e ai suoi gusti, essenzialmente e fondamentalmente cartacea. Niente sito, per ora, niente contenuti via socialnetwork, niente cd-rom (si vabbe’ il cd-rom allegato fa tardo paleolitico, mi scuso per quest’ultimo commento). Una guida fatta quasi escusivamente di contenuti, non vi troverete infatti foto o illustrazioni: per quelle d’altronde basta farsi un giro in libreria per trovarne a bizzeffe, oppure accedere a Internet. In compenso però troverete quel genere di informazioni che vi darebbe un amico che vi consiglia un bar dove fanno un’ottima cioccolata in tazza, o che vi suggerisce un festival da non perdere, oppure un negozietto dove trovare dei prodotti veramente insoliti. Tante notizie per scoprire e riscoprire la città (a proposito, i cinquantenni con i primi problemi da vicino si rassegnino agli occhiali, per farci stare più roba le autrici hanno usato un corpo da bugiardino farmaceutico). Quel genere di informazioni che nelle guide tradizionali appaiono magari come contorno, nella colonna colorata accanto alla foto della piazza.
Informazioni che nascono dalla passione per la città felsinea che emerge tra le righe e che le due giornaliste Giorgia Olivieri e Francesca Bleasio non riescono proprio a nascondere. E sia ben chiaro, non troverete i soliti publiredazionali che dietro una bella recensione nascondono una lauta mancia al giornalista. Perché la credibilità di questo libro nasce proprio dal fatto che racconta angoli della città, esperienze e storie che gli altri non solo non recensiscono, ma non vedono proprio. Insomma, una guida (a proposito, io la considero guida turistica senza che ciò rappresenti un discredito, anzi: si tratta di un genere letterario di tutto rispetto e con un glorioso passato che anzi andrebbe riscoperto, perché le stelle e i voti dei portali online non restituiscono il colore di uno sguardo autoriale) che mi sento di consigliare sia ai bolognesi, che in questo modo, sono sicuro, scopriranno qualcosa che non conoscono della loro città, sia ai turisti e ai visitatori. Magari da affiancare ad una guida “istituzionale”, di quelle con le foto dei monumenti e i numeri utili insomma, giusto per avere il pane da associare al companatico.
PS Di recente è stata resa disponibile anche la versione in inglese. Ma se avete letto fin qui, evidentemente, non vi serve: ma sai che figura se lo regalate al nipote d’America che ha dimenticato la lingua madre?