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Una cena al sudcoreano

All’inizio, per farti sentire subito uno di loro, ti accolgono con un posto di blocco. Di qui non ci si muove se non arriva il cameriere.

Bontà loro non ti chiedono i documenti, ma l’impressione è che se fossimo coreani del nord se ne sarebbero accorti.

Attendere, prego

Siamo in un ristorante sudcoreano perché la gentile consorte ha scoperto che oltre a Samsung, Lg e alla nazionale di calcio più antipatica di tutti i tempi (peggiore è solo la Germania di “Fuga per la vittoria”, ma quello era un film) la Corea del Sud è terra di serie televisive melense e canzoni che in confronto i Take That sembrano De Andrè. E quindi, esploriamone la cucina.

Ma è la festeggiata, con ignobile ritardo a dire il vero, decide lei. Appena ti siedi scopri che al centro del tavolo c’è una griglia. Diciamolo subito, l’unica vera ragione per spendere il triplo di quanto spenderesti in un cinese o in un indiano, è che qui ti portano la carne tagliata fine e tu te la cuoci. Lo so che il primo pensiero del braccino corto è, come, 13 euro per pancetta e manzo e devo pure cucinarmeli?

Non è obbligatorio però, cavolo, è divertente. È un viaggio nel tempo: come riuscire a mangiare di nascosto, piccolo birbante, mentre tua madre cucinava e ti teneva alla larga dai fornelli.

Solo che stavolta non devi nasconderti. In fondo nella trasformazione giocosa e benestante di un passato di miserie c’è tutto il senso di questa cultura lontana. O almeno credo, visto che non ascolterò mai K- Pop e figuriamoci se guardo le loro soap opera.

Spassoso anche mangiare nella coppa di pietra bollente. Visto che odio la salsa di soia, mi sono divertito a farla gocciolare e bruciare sadicamente in fondo al piatto. Basta stare attenti a non fare la fine della soia.

Ti forniscono bacchette di ferro perché qui non si butta niente, altro che bacchette usa e getta. O forse perché temono che qualche cinquantenne provi a vedere se nella griglia prendono fuoco (sarebbe magnifico!)

Voto negativo per le bevande: la birra giapponese è fatta a Roma dalla Peroni, la soda coreana non c’era e i loro succhi di frutta hanno il sapore del brodetto dolciastro in cui sono confezionate le pesche sciroppate.

Probabilmente buono il loro liquore a giudicare dall’agilità con cui la festeggiata l’ha fatto sparire con la scusa che tu devi guidare.

Impeccabile e veloce il servizio, d’altronde la Corea del Sud è una specie di grande, unica Milano, produci, consuma, crepa.

E te lo ricordano in cassa: o conto unico o parti uguali, che non abbiamo tempo da perdere noi, terún.