Con questo mio post non voglio neanche lontanamente mettere in discussione la venerante adorazione che nutro nei confronti di Milena Gabanelli e in quello che fa con Report.
I servizi sono fatti bene, sono avvincenti, hanno ritmo, la giuste dose di ironia, coraggio.
Riescono a mantenere ascolti validi in prima serata in un palinsesto televisivo caratterizzato da tonnellate di gnocca più o meno diffusa ed esibita e volgarità elevata a status quo.
Però, Milena, Milena.
Mia cara Milena, ti parlo da adorante ad adorata, lo sguardo mesto e il capo chino. Lo so che a Taranto l’abbiamo fatta grossa. L’hanno, visto che io ci torno solo in vacanza e poi a dire il vero sono della provincia. Il fallimento è stato eclatante, così come la disastrosa situazione ambientale, la follia di chi vuole il rigassificatore accanto alla raffineria e ai container sudcoreani, che se proprio uno sbaglia manovra pazienza, una provincia in meno, in Puglia ce ne sono altre 5, si allarga un po’ il golfo. Insomma, siamo messi male.
Ma visto che ci citi praticamente tutte le volte, e una volta per l’inquinamento, e una volta per l’assenteismo, e una volta per le finanze dissestate, perché non dedicarci una rubrica? Invece della buona notizia, la rubrica che tira un po’ sul il morale ai telespettatori potrebbe intitolarsi: Meno male che non stiamo a Taranto.
Che ne dici? Non sarebbe che il primo passo verso un vero e proprio spin-off, una trasmissione tutta dedicata a Taranto. Risparmieresti sull’inviato, che potrebbe risiedere nella città dei due mari. Ogni tanto cambialo però sennò si intossica.
Pensaci, Milena. Oppure dimenticaci. Ma quella citazione, un bo’ buttata là, a tradimento, quando si parla di sfighe, no, non farla più, non ce la meritiamo.