Sono anni che puntualmente si scopre che la metà dei partecipanti al tour o al giro d’Italia è dopata. L’altra metà non è stata sottoposta a test. E ogni anno a parlare di fine del ciclismo, di etica calpestata, di valori che non ci sono più.
Ora, a parte il fatto che già Coppi parlava della "bomba", ma la domanda che mi pongo è: esperti di ciclismo, vi sembra normale che un essere umano faccio 250 chilometri in salita sotto la neve o con quaranta gradi in sella ad una bicicletta? No dico per voi è normale fare in pochi giorni il giro di una nazione a pedali e avere il tempo di sorridere la sera ai talk-show? Ma ci siete mai stati in bici?
Allora, mettiamoci d’accordo.
O accettiamo di essere esseri umani e di avere dei limiti, e allora vediamo di organizzare queste manifestazioni in maniera un po’ meno sadica, dando il tempo di riposare tra una tappa e l’altra, riducendo i chilometri da percorrere, scegliendo magari ogni tanto un po’ di pianura.
Oppure smettiamola di fare gli ipocriti, le gare le vince chi si dopa meglio senza morirne, gli sponsor diventano le case farmaceutiche e semmai vediamo di porre dei limiti per evitare ciclisti con tre occhi e la pelle verde. Insomma.
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Ci sono cose che il tempo non cambia
Si dice che i nostri sono i tempi dell’incertezza: lavoro precario, futuro ambientale cupo,relazioni labili, scenari geopolicitici in subbuglio.
Eppure, dopo un’estate travagliata, tornano i segnali del ritorno alla normalità: la Juve torna a rubare clamorosamente le partite, il Bologna ricomincia a prenderla in quel posto con signorile distacco. Life goes on.
Visi pallidi e musi neri
La tribù dei visi pallidi si aggira intorno al ferragosto nervosa, irritabile, con l’occhio fisso sull’orologio e una tendenza inconsueta a rimandare tutti gli impegni gravosi. Di tanto in tanto i suoi membri vengono sorpresi a fissare poster e cartoline con un sorriso ebete sul viso. Stanno bene con i loro simili con i quali conversano per ore dei vantaggi dell’aereo sul treno e degli hobby da riscoprire e valutare. Viceversa entrano immediatamente in conflitto con i loro acerrimi nemici, la tribù dei musi neri. Questi ultimi hanno un’aria riposata, capelli luminosi e pelle abbronzata, ma a contraddistinguerli è soprattutto il velo di malinconia che traspare da ogni loro azione. I musi neri sospirano continuamente, sotto il neon asettico dell’ufficio come di fronte alle polpette rosa della mensa, blaterano continuamente di mollare tutto e partire per aprire un pub in Costa Rica, la mattina inclinano la testa e fissano il monitor senza accenderlo. Anche loro stanno bene con i loro simili, con i quali discutono della scarsa lungimiranza di chi va in ferie tardi e prende sono cattivo tempo e del fatto che a luglio il mare, la montagna, i laghi e tutto l’universo (tranne gli uffici) è senz’altro più bello. Ovviamente si può passare da una tribù all’altra, ma solo in momenti specifici: questo fine settimana si aprirà l’ultimo portale spazio temporale che permetterà ai visi pallidi rimasti in giro di passare dalla parte dei musi neri, mentre questi ultimi, con il tempo, torneranno a essere visi pallidi. Per riaffrontarsi a settembre, quando i (nuovi) musi neri non avranno voglia di lavorare, e i visi pallidi invece smanieranno e si lamenteranno di tanta inefficienza. Ma questa è un’altra storia: adesso, se permettete, mi avvicino al portale…