Una capotreno è stata multata ed ha subito anche un provvedimento disciplinare perché pare abbia trasgredito al severo manuale di comunicazione dell’azienda. La dipendente infatti, in un annuncio ai viaggiatori, ha osato parlare di “guasto”, quando invece avrebbe dovuto parlare di “controllo tecnico”. Secondo questo meraviglioso manuale alla cui redazione avrebbero partecipato degli accademici, bisognerebbe parlare di “intervento dei vigili del fuoco”, e non di incendio, e chissà quali altre capriole lessicali. Ci sarebbe da indignarsi se non fosse che questo determinismo linguistico risale ormai al secolo scorso – e anche prima – e l’idea che orwelliana che un linguaggio censurato avrebbe potuto omologare le coscienze sembrava messa in soffitta. Non per le ferrovie dello stato, per le quali bisogna parlare di soluzioni, e non problemi.
Allora mi propongo di suggerire qualche altra nota al manuale: anziché di treni maleodoranti, potremmo parlare di vetture “diversamente profumate”; al posto dei sedili sporchi, potremmo inserire un “vagoni dal tocco esoticamente selvaggio”; anziché di ritardo, potremmo fare riferimento a “orari di arrivo alternativi”. Così si che noi viaggiatori saremmo felici nelle nostre carrozze stipate all’inverosimile, anzi, pardon, “con un contatto umano più ravvicinato”