L’immaginario italiano non è mai stato troppo affettuoso nei confronti dei giornalisti, e di consequenza nemmeno le sue declinazioni artistiche quali letteratura o cinema.
Raccomandati, infidi, presuntuosi, corrotti, i giornalisti italiani difficilmente sono rappresentati con intorno a sé quell’aura di eroi civili che invece caratterizza, per esempio, i reporter d’assalto statunitensi. Giusto o sbagliato che sia questo modo di trattare la categoria, Carlo Castelli, l’eroe protagonista dw "La città di cemento", sicuramente ci rende più simpatici gli operatori della carta stampata.
Dotato del fiuto del detective tipico dei protagonisti della letteratura mistery, ha anche l’idealismo di chi ha rinunciato alla carriera perché non disposto a compromessi e il coraggio di chi è pronto a mettersi in gioco pur di inseguire i percorsi della verità. Certo non è proprio un precario pagato a battute il nostro Castelli, ha una moto sportiva e beve vini di qualità, ma ciò nonostante il lettore non tarderà ad affezionarsi a lui soprattutto perché intorno a lui ci sono altri personaggi che contribuiscono, per contrasto, a delinearne il carattere: il collega con il quale scopre il potere di Internet e dei blog, il direttore del giornale ormai abituato a pensare più ai pubblicitari che ai lettori, i familiari che rimangono sullo sfondo ma la cui presenza è viva nelle scelte del protagonista.
Come per tutti i romanzi gialli non è il caso di raccontare la storia nei dettagli, diciamo solo che siamo a Sassuolo e che lo sfondo è quello degli investimenti immobiliari e delle abitazioni con finiture signorili che stanno invadendo l’Italia con effetti non sempre piacevoli. Mondo che l’autore descrive con la precisione e l’acutezza di chi sa di cosa sta parlando.
Nota di chisura: mangiare salsiccia e culatello costerà un po’più di fatica dopo aver letto questo romanzo…