Per ragioni familiari sono diventato un esperto commentatore di cartoni animati, e prima o poi potrei realizzare il dizionario “Caputo” dei programmi per piccoli.
Ultimamente ho scoperto il mondo di Cartoon Network (in chiaro visibile anche su Boing, K2 e Frisbee) caratterizzato da tratti fortemente bidimensionali, colori vivaci, umorismo che talvolta strizza l’occhio agli adulti senza scadere nellavolgarità. E’ soprattutto un fustaccio biondo (Johnny Bravo, che però con curioso atteggiamento burocratico mia figlia chiama Bravo Johnny) ad essere diventato protagonista delle mie giornate televisive. In fondo questo genere di cartoni surreali e poco realistici fa la sua più che onesta figura se confrontato con gli effetti 3d e i miliardi di investimento del cinema rivolto ai più piccoli, con un piccolo ma. Un piccolo ma rivolto alle agenzie che curano la versione italiana di questi programmi: non parlerò qui della traduzione (caso scandaloso è “Il mondo di Bo”, di cui però parlerò in un altro post perché non c’entra con Cartoon Network), ma è troppo chiedere un doppiatore intonato?
Le canzoncine che spesso riempiono questi cartoni sono infatti infarcite di stecche clamorose che non si ascoltano. Sarà che il mainstream Disney-Dreamworks ci ha abituati a cantanti professionisti, ma questi tromboni stonati proprio non si sopportano…