(Continua dal post precedente)
A ll’inizio della passeggiata la visitatrice dissimulerà il suo interesse.
In realtà con la coda dell’occhio sta calcolando distanze, spazi, costi, sta verificando quanti bancomat le potranno servire e quanto tempo ha a disposizione per accaparrarsi vestitini e bijoux. Soprattutto, sta considerando quando potrà verificarsi il dramma di ogni donna, il momento in cui si aprono i furgoncini e i venditori ripongono la merce negli scatoloni tra rimpianti e malinconie. Di solito in questo momento la visitatrice adocchia un oggetto interessante. Si rifiuterà di comprarlo, nonostante le suppliche dell’accompagnatore, forte della tesi del "guardiamo se più avanti c’è di meglio".
Non ci sarà di meglio, più avanti, e dopo due ore di cammino l’unica speranza per non rovinarsi la giornata è recuperare quella bancarella che all’inizio aveva mostrato l’oggetto del desiderio. Per raggiungere questo scopo ci sono varie alternative.
Ci si può munire di una pistola lanciarazzi chiedendo al proprietario della bancarella di esplodere un colpo ad un segnale telefonico. Un po’ scomodo però perché la pistola non sempre è a portata di mani e perché un colpo potrebbe non bastare.
Si può allora segnare su una mappa l’esatta posizione geografica della bancarella: ma questo deve essere fatto al momento del "guardiamo più avanti" e soprattutto la mappa deve essere attendibile. Si possono lasciare briciole di pane o pezzi di stoffa sul cammino, ma la calca tende fastidiosamente a portarli via.
Si può usare un navigatore satellitare anche se incredibilmente ancora in commercio non ne esistono di programmati per mercatini (e mi domando fino a quando l’industria tecnologica attenderà per rispondere a questa impellenza così attuale). Oppure si p0uò costringere la visitratrice al succedaneo: un bene molto più costoso e ingombrante di quello visto all’inizio del mercatino, ma che per le meno è a portata di mano. Per vincere la nostaglia di quell’oggetto, che con il passare dei minuti la fantasia ha trasformato in un’autentica pietra filosofale, nell’arca perduta di tutte le visitatrici, il graal da mercatino, occorreranno almeno tre o quattro acquisti. Il tutto mentre fa un caldo africano, o in alternativa sta piovendo a dirotto.
Siete pronti a tutto ciò per lei? Allora avete trovato la donna giusta.
Archivi tag: la merce
8 giugno
Pietro Ricca è stato scagionato dall’accusa di ingiuria: la Cassazione infatti ha spiegato che dare del buffone non è un’offesa ma una critica politica. Specie se l’interessato è davvero un buffone.
Campagna per il riciclaggio promossa dall’Hera, che mostra come da bottiglie di plastica e cartacce si ottengono maglioni di pile. Crollano le vendite delle felpe sintetiche.
Di Pietro caccia coraggiosamente dal suo partito un senatore che si è fatto eleggere presidente di commissione con i voti del centrodestra. Poi il governo fa i conti in senato e lo riabbraccia calorosamente. Il figliol Prodi-go.
L’Italia è il primo paese in Europa per numero dei cesarei. Sotto accusa i medici che si discolpano spiegando che il parto naturale è terribilmente noioso.
La nazionale azzurra non si presenta in Germania all’appuntamento con i tifosi. Delusioni tra i fruttivenduli per la merce rimasta invenduta.
Volontari e mercenari
Siamo tutti volontari e mercenari, se ci fate caso. Siamo volontari quando facciamo un favore ad un amico, quando facciamo la raccolta differenziata o aiutiamo il prossimo: non abbiamo nulla in cambio (specie se si tratta di un’amica e il favore era interessato, ma questo i miei lettori maschietti lo sanno bene). Però lo facciamo, e spesso ci fa sentire meglio. Chiaro che poi ci sono i volontari “professional”, quelli membri di associazioni che tutelano l’ambiente, i diritti umani, i poveri, gli animali, o che animano il quartiere. Ma siamo anche mercenari: non terremmo legato ben saldo il nostro fondoschiena alla sedia dell’ufficio se non fosse per un concreto e altrettanto saldo ritorno monetario.
La differenza sta nelle percentuali: mercenario 70% del tempo volontario 30% mi sembra un giusto compromesso; ma ci sono anche i mercenari al 100%, quelli che se li inviti da qualche parte prima di chiederti dove ti chiedono se si paga, quelli che si tatuano un favore fatto e richiedono il ritorno con gli interessi ogni volta che ti vedono. Volontari al 100% lo siamo stati, quando da bambini potevamo fare quello che volevamo, perché era la volontà, appunto, a contare, e non la merce. Sembra che anche molti imprenditori abbiamo riscoperto – a modo loro – la bellezza del volontariato, visto che tra stage, tirocini, cocopro e apprendistati, hanno ormai più volontari che dipendenti…