Immaginate di fare l’esame per la patente di guida: non siete granché capaci, finite contro un marciapiede, sbagliate parcheggio e non date la precedenza. L’ingegnere della motorizzazione vi guarda esitante, coglie il vostro orgoglio ferito, e vi dice: mi dispiace ma la devo bocciare. Se vuole però posso darle il brevetto da pilota.
Oppure pensate di aver concluso un anno, anzi cinque anni di liceo in cui avete studiacchiato poco e male, avete preso brutti voti e vi siete salvati sempre in extremis. Arrivate impreparati all’esame di stato, e venite bocciati. La commissione, però, dopo lunghe discussioni, decide che sì, il diploma di ragioniere non può darvelo, ma in compenso puà darvi una laurea triennale.
Praticamente è quello che è successo a certi governatori bocciati dal voto popolare e riemersi rapidamente come ministri. Come può un politico, anziché riflettere su una sconfitta (anche se di misura, anche se condizionata, anche se limitata), su un elettorato che non l’ha confermato, accettare subito una responsabilità di governo?
Può, può. Alla salute. Non la nostra, temo.