Rottamiamola! Rottamiamola! Il grido che veniva da alcuni abitanti dell’albero di Natale si faceva sempre più forte. Ce l’avevano con la stella di Natale, che da tanti anni troneggiava in cima alle loro teste. Era una vecchia privilegiata, gridò una candela di cera, largo ai giovani, strillò una pallina dorata in plastica di Taiwan. In effetti alcune decorazioni borbottavano che era vero, la stella era lassù da tanto tempo, ma era saggia e competente, e li aveva tutto sommato amministrati bene. Non era certo colpa sua se i rami dell’albero perdevano ogni anno qualche ciuffo, se le palline di vetro diventavano sempre meno numerose per gli acciacchi durante i trasporti, se le luci non si spegnevano e riaccendevano con effetto discoteca come negli alberi più recenti.
“Stai serena, stella!” gridò allora una delle ultime decorazioni arrivate. A dire il vero non si capiva bene cosa fosse, non era bella come le palle di vetro, non era autentica come le decorazioni fatte dai bambini, non era nemmeno leggera e resistente come quelle di plastica. Era una specie di candelotto grigio piuttosto rotondo, una specie di salsicciotto che nessuno ricordava da dove fosse venuto. Nonostante fosse grigio, diceva a tutti che si sbagliavano, lui era rosso, e no, non era affatto un candelotto: era un puntale. Avrebbe potuto far ricrescere gli aghi dell’albero in un batter d’occhio, se solo l’avessero messo in cima. Poi avrebbe riportato in vita tutte le palline rotte: non era difficile da fare, bastava avere un po’ di ottimismo e non essere dei vecchi attaccati alla cima come quella stella antiquata.
Nessuno credeva alle panzane di quel salsicciotto grigio, eppure, a furia di promettere, cominciò ad avere un certo credito. Certo sembrava eccessivo pensare che sarebbe stato in grado di far crescere l’abero fino al soffitto, visto che non si era mai visto crescere un albero in alluminio e plastica, e qualcuno borbottò che la sua idea di rendere luminoso direttamente il tronco dell’albero – con un semplice accorgimento segreto – non era realizzabile. Ma lasciamolo provare, si borbottava, cosa abbiamo da perdere? Magari non riuscirà davvero a far ballare all’albero il moonnwalker come ripete continuamente, ma qualche passetto di tip tap forse riusciamo a vederlo.
L’agitazione dal basso cresceva, il salsicciotto marrone aveva promesso alla base dell’abero di portarla in cima con sé, e alla fine, ondeggia di quà, ondeggia di là, la stella finì per cadere. Non capite? Questa è la volta buona, grido il budello grigio, e saltò in cima all’albero, proclamandosi nuovo puntale. In realtà nessuno aveva espressamente chiesto che finisse lì, ma intanto c’era. Con le sue mosse azzardate dapprima fece cadere tutte le vecchi palline di vetro, le più antiche ma anche le più lucenti.
Poi fece sostituire la base in legno, che finì bruciata in camino, con una base fatta di cartone a tutele crescenti. Le luci furono spente perché rappresentavano un inutile spreco, tranne un gruppo che il salsicciotto raccolse intorno a sé perché lo illuminassero perpetuamente.
La porta si aprì, e due figure alte si avvicinarono all’albero.
“Cosa hai combinato, piccolo Silvio? Hai quasi distrutto l’albero! Che disastro”
“E dire che eri in punizione! Ci finirai di nuovo se continui così!”
“D’altronde l’albero era vecchiotto. Sarà l’occasione per cambiarlo. Che peccato, però, Silvietto ha rotto tutte le decorazioni più belle. E quello schifo in cima cos’è? Dove l’hai preso, Silvio?”
“So io, dove l’ha preso. E’ un vecchio pezzo di pongo sporco che avevo buttato via. Silvio, Silvio, quando la smetterai di rovistare tra la spazzatura? Non si fa”.
Il piccolo Silvio si allontanò sbuffando. Un’altra punizione non l’avrebbe davvero digerita. E poi quell’idea del puntale di pongo non era malvagia. Era così malleabile…
In attesa che arrivi il nuovo albero e che sia spazioso per accoglierci tutti, Buon Natale.
E se è vero che Silvio ha rotto le palle, non dimenticate che pure chi non distingue il grigio dal rosso ha le sue colpe.
PS. Cosa successe alla stella di Natale caduta dall’albero? Non poteva certo andare perduta, non un’ autentica stella di Natale. Una magia natalizia la trasformò prima che cadesse al suolo, la trasformò in un magnifico dono. Un dono che spero troviate tutti sotto l’albero. O magari nella calza della Befana, se non avete fatto in tempo. No, non è l’amore. E nemmeno la salute. Certo che ve le auguro, ci mancherebbe, ma era una vecchia stella di Natale, mica la lampada di Aladino. Se volete sapere in cosa si trasformò, guardate qui sotto.
Auguri. Una legione di auguri. Vogliatevi bene.