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Le terribili leggende di Agata Matteucci

Se per i libri ho sempre provato un sentimento di affetto, quelli che mi fanno ridere li amo davvero. La risata provocata dalla parola scritta, o dal fumetto, ha una potenza generata dal percorso tortuoso che porta all’esplosione. Il cervello riceve il messaggio, lo codifica, coglie l’allusione, annuisce e muove la leva magica: ok gente, qui c’è da ridere. Sono molto curioso a tal proposito di capire se l’intelligenza artificiale sarà mai capace di fare buone battute. Dubito. Al limite potrà replicare strutture alla base del linguaggio comico, ma una battuta è un guizzo di genio, non è l’esito di un algoritmo.
E parlando di libri che mi hanno molto fatto ridere, voglio suggerirvi
“Le terribili leggende metropolitane che si tramandano i bambini” di Agata Matteucci. Si tratta di un agile volumetto che ripercorre una serie di leggende metropolitane mescolate a principi educativi condivisibili ma con esiti oggettivamente ridicoli di cui siamo stati vittime noi nati negli anni settanta o ottanta. La comicità visiva di Matteucci ripercorre la tradizione di grandi come Schulz, Quino o Scott Adams, con una peculiarità: l’effetto comico qui non è dato da una sequenza di tre o quattro vignette, ma si concentra in un’unica immagine.
Una rappresentazione dissacrante e sarcastica del testo di accompagnamento che, appunto, richiama queste paura.

Il libro è uno di quelli che, appena lo hai tra le mani, ti vien voglia di chiamare qualcuno per condividere con lui la risata di una vignetta. Lo consiglio per serate con amici, o anche per tirarsi un po’ di morale in un momento non dei migliori.

Se corri la polizia ti spara

Tanto fanno ridere anche a una seconda o terza lettura, e hanno quel
tocco un po’ pulp che piacerà molto ai vostri figli.  Mi raccomando però, non fate le boccacce mentre lo leggete, perché se in quel momento passa l’angelo e dice “amen” vi rimane il viso bloccato nella smorfia per sempre.

Un po’ di cifre

Finalmente si svolta. Il vecchio sitarello con blog allegato ha fatto il suo onesto lavoro per sei anni, adesso è arrivato il momento di cambiare. Purtroppo dblog, uno straordinario cms opensource italiano ha smesso di essere aggiornato, per cui sono passato sui ricchi lidi statunitensi di wordpress. Il risultato è sotto i vostri occhi, aspetto eventuali commenti e suggerimenti.

Nemmeno un articolo di quelli scritti in questi anni è andato perduto, anzi ho lavorato per migliorare l’integrazione tra sito e blog, per cui adesso è un unico indistinto.

Per i nostalgici, ecco le ultime statistiche scaricate il 21 febbraio dal vecchio blog, tanto per dare un’idea delle sezioni che sono piaciute di più in questi anni.

Continuerò a tenere d’occhio le vostre letture per capire cosa vi piace di più: solo che il numero di letture adesso non sarà più pubblico, per evitare l’effetto gregge. Leggete quel che vi pare, indipendentemente da quello che hanno letto gli altri.

Bentornati,
Carmine

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? finita

Niente più colazione pigra con sguardo distratto sui programmi televisivi che parlano di diete e serate danzanti.
Niente più ciabatta ciondolante in sala.
Niente più letture impegnative che richiedono freschezza e un briciolo di impegno.
Niente più creme doposole che profumano di ciambella. Niente più “che si fa stasera”, sostituiti semmai da un mesto “che facciamo a Natale”.
Niente pià pasta con le cozze.
Niente più pennicchella pomeridiana.
Niente più gallerie d’arte, teatri e musei.
Niente più giochi (siano essi di carte, da tavolo o con il pallone).
Niente più movida, niente più te freddo (sostituito dal beverone anticolesterolo), niente più tempo per scrivere il prossimo romanzo.

Le vacanze sono finite.
Facciamoci coraggio

Quartiere Reno – 17 novembre 2004

La sera di mercoledì 17 novembre ho presentato “Bello dentro, fuori meno” grazie all’ospitalità dell’associazione Libri e dintorni, che svolge un importante servizio di diffusione della cultura a Bologna.
La sala era piena, e il pubblico mi pare si sia divertito. Ho proposto con Andrea Dall’Olio il mio test per scoprire quanto si sia belli dentro, il pubblico ha partecipato con attenzione quasi commovente. Prima o poi proporrò il test sul web, non troppo presto però altrimenti se venite ad una presentazione non c’è più gusto.
Ma la vera chiave vincente credo siano state le letture di Debora Pometti accompagnata da Romano Romani alla chitarra che hanno reso vive le mie parole sulla carta come io stesso non sono capace di fare. Veramente bravi, se vi leggessero il dizionario ungherese credo lo comprereste.

Una sala piena ed attenta è il massimo che chi si appresta a parlare in pubblico possa desiderare. Non è poi così difficile da ottenere, se si è sparsa la voce adeguatamente. Il vero problema è avere una sala piena ed attenta quando ci si appresta a chiudere la conversazione. È lì il dramma. Eppure (immaginatemi con il petto gonfio e una mano sul fianco mentre faccio queste affermazioni vanagloriose) credo proprio che le persone venute a sentire la presentazione di Bello dentro il 27 novembre a Bologna si siano divertite: capisco che siano rimasti fino alla fine parenti e amici, ma gli altri se volevano potevano andarsene. Magari erano amici e parenti dei membri dell’associazione, direte voi. Magari sono rimasti per educazione, aggiungerete. Ma ve l’ha detto nessuno che siete proprio noiosi certe volte? Insomma, c’erano una cinquantina di persone, e parecchi hanno comprato il libro. Ho diritto ai miei cinque minuti di autocelebrazione.

Il bello di un esordiente è che tutto quello che fa lo fa per la prima volta: le prime recensioni, le prime presentazioni, i primi autografi. Finora mi sono sforzato di essere sempre originale – tanto non è che ne abbia firmate migliaia di copie – perché ho sempre avuto un rapporto particolare con i libri, mi dispiace sciuparli, e l’idea che qualcuno ne “rovini” uno per la mia firma sopra ancora non mi convince, benché io stesso ami molto farmi autografare i libri dagli scrittori, quando posso.


Come già vi ho anticipato, l’ingrediente vincente della serata sono state le letture di Debora Pometti con l’accompagnamento di Romano Romani: mi è sembrato per un attimo tornare con i ricordi a quando da bambino ascoltavo le favole incise sui 45 giri, e c’era una bella voce amichevole di donna (so che state pensando ai vostri 144, mascalzoni, quando crescerete?) che mi raccontava una favola. Immaginatevi cosa devo aver provato visto che per una sera quella voce aveva un corpo, un’immagine, e per giunta recitava miei testi!!!Alcuni sono stati interpretati talmente bene che non sembravano più la roba che avevo scritto…

E poi le persone che partecipano, giocano con te, annuiscono o ridono sono sempre la migliore ricompensa per chi prova a fare lo scrittore. Quando ho espresso la mia scarsa passione per le diete, una signora ha persino raccontato di una conoscente che si fa pesare la pizza appena servita!
Un altro signore mi ha domandato: va bene noi belli dentro che fuori siamo come siamo, ma i belli fuori, come sono dentro? Great question. Mi piacerebbe pensare che sono vuoti, insignificanti, anche un po’ stupidi. Quando guardo Raul Bova penso che deve avere una conversazione noiosissima, una cultura mediocre e poca brillantezza di idee.
Poi scopro che si è messo a studiare l’inglese, l’ha imparato, si è presentato ad Hollywood ed è diventato un attore molto richiesto. E ti risulta anche simpatico mentre lo racconta.
Porca miseria.


D’altronde, la distribuzione dei talenti non è stata fatta in regime socialista, e c’è chi ha cento, chi dieci, e chi quel talento che c’ha lo vorrebbe sotterrare (con tutto il resto
!!!!)
Belli dentro di tutto il mondo, coraggio