Controllo, controllo, controllo! Solo qualche giorno fa da quasi tutti gli esponenti del governo e da una parte dell’opposizione si alzava un coro unanime che chiedevano maggiori poteri all’autorità giudiziaria e alle forze dell’ordine per combattere il terrorismo. Le giustificazioni sono state ampie e diversificate, occorre conservare i tabulati telefonici, registrare tutto, leggere le email, piazzare videocamere e microfoni ovunque, perchè solo così è possibile snidare chi pianifica possibili nuovi attentati. Di fronte alla tragedia di Londra e alla concreta minaccia, pochi hanno osato contraddire queste voci, ed in parlamento è stata approvata una legge che, per sintetizzarla brutalmente, sacrifica la privacy per aumentare la sicurezza, o almeno se lo propone.
Privacy! Privacy! Privacy! Passano pochi giorni e dagli stessi schieramenti politici si alza un coro che si oppone contro lo strapotere della magistratura che ascolta, registra, sbircia, come un grande fratello opprimente e pericoloso. Il riferimento, è evidente, è alle intercettazioni telefoniche relative alle operazioni per l’acquisizione della Banca Antonveneta. Insomma, decidiamoci. O controllo o privacy, o meglio ancora un ragionevole compromesso di entrambi. L’importante è rispettare quel principio obsoleto e retrogrado a cui qualche nostalgico come me tiene ancora: la legge è uguale per tutti. Per un cittadino di origine mediorientale come per un alto dirigente bancario. O no?
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Il calcio è morto, viva il calcio
C’è una squadra di calcio, una signora squadra, che è stata condannata dalla magistratura in primo grado perché i suoi giocatori facevano uso di sostanze proibite dai regolamenti. Questa squadra non ha nessuna voglia di restituire i trofei perché aspetta l’appello, e intanto alcuni parlamentari si mobilitano per difenderla. Se questa squadra è stata inquisita è stato in seguito alle dichiarazioni di un allenatore boemo che alcuni anni fa scoperchiò il pentolone e fu praticamente esiliato dalle serie maggiori. Ora quell’ allenatore è tornato in serie A, continua a muovere le sue accuse: la sua squadra ha ricevuto dieci rigori contro, un record. La signora squadra neanche uno, un altro record.
C?è una squadra di calcio, una squadra vincente, che appartiene al primo ministro, è amministrata dal presidente della Lega Calcio che da mesi combatte perché non vogliono rieleggerlo, ha venduto i diritti televisivi ad una società che appartiene sempre al primo ministro infischiandosene degli sventurati che giocano contro e che servono solo da contorno. La squadra è vincente, ha ricevuto due rigori contro, ma in compenso le sue partite durano più del normale, almeno fino a che non segna.
La signora squadra e la squadra vincente hanno molti tifosi felici, perché vincono sempre loro; tutti gli altri cominciano ad annoiarsi. È la morte del calcio, basta con questo sport? Niente affatto. La domenica mattina giocano i dilettanti, la partita è gratis, in diretta, senza parabole e senza schede, un paio di telecamere al massimo. E senza signore squadre vincenti. Viva il calcio.