Non so se anche voi come me siete sempre più vittime della becapponite.
Si tratta di una malattia che spinge l’individuo a sentire come sempre più urgente la necessità di creare una copia di riserva dei propri dati (un back-up, appunto). O
ppure di conservare dati inutili. Io per esempio conservo sei anni di posta aziendale: non solo l’ordine di una ristampa di una brochure del 2001, per dire, ma anche l’email del collega che nel 2002 mi invitava a pranzare insieme. Ho tutto conservato. Non mi serve a niente, e presto, quando non ci saranno più lettori dvd tradizionali, o quando Outlook avrà inventato un sistema di posta non compatibile con i precedenti, tutto sarà inutile. Per non parlare delle mia tesi di laurea, che ho salvato in decine di copie sui computer di praticamente tutti i miei conoscenti, oltre ad averla distribuita online.
Come si cura la becapponite? Non lo so, aiutatemi a scoprirlo.
Come si prende la becapponite? Questo lo so. Perdendo qualcosa di veramente utile. A me capitò a quindici anni, quando resettarono il computer di famiglia per un virus, e io persi una cinquantina di pagine di un favoloso romanzo che stavo scrivendo. Era propabilmente una porcheria, ma se l’avessi cancellato io, adesso non andrei in giro con pendrive, floppy e cd riscrivibili…