Dei mondiali, dico la verità, mi piacevano soprattutto le fasi eliminatorie. Quelle con le squadre africane fortissime ma anarchiche e assolutamente incapaci di un minimo di ordine tattico; quelle con le squadre provenienti da paesi esotici con magliette improbabili e nomi impronunciabili. Ma soprattutto mi divertivano gli incroci tra popoli che solo lo sport poteva generare: Camerun-Romania, Costarica-Svezia. Quelle erano le partite che mi divertivano di più, e tifavo sempre per il più scarso, sperando nel colpaccio (riuscì al Camerun, se non ricordo male, che sconfisse l’Argentina di Maradona). Tutto questo ci è stato tolto da Merdock, come lo chiama Beppe Grillo, dal calcio a pagamento. Dall’idea che lo sport non sia più condivisione e incontro ma business e quindi esclusione. Vedremo le partite dell’Italia e le altre più importanti, certo, ma ci hanno tolto, non so, Togo-Corea. Personalmente non ho nessuna intenzione di pagare Merdock e gli altri per poi mantenere veline, procuratori e pallonari scommettitori. Però il rimpianto di essermi perso il Togo mi rimarrà.
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Al ritiro!
In questi giorni Repubblica ha lanciato una raccolta di firme per ritirare la maglia di Scirea. Sono contrario. Non perché Scirea non lo meriti: credo sia stato un campione straordinario e un uomo eccezionale, un autentico monumento di carattere e dignità rispetto agli omunculi che belano sui campi di gioco oggi. Però sono contrario al ritiro perché è una americanata, una trovata figlia del marketing da gadget plasticone che non dovrebbe appartenerci. Io rivoglio i numeri dei giocatori dall’1 all 11, voglio l’ala destra col 7, il terzino sinistro con il 3 e il trequartista di qualità con il 10. Non voglio più vedere mostruosi 56 o 79 sulle spalle dei calciatori. Chi ama il calcio si ricorderà comunque del 10 di Maradona, del 9 di Paolo Rossi e del 6 di Scirea, non c’è bisogno di ritirarli, impedendo a ragazzi giovani di provare l’emozione di indossare la maglia che appartenne ad un fuoriclasse. Altrimenti dovremmo ritirare anche le bandane di Agassi, la Ferrari numero uno di Schumacher, e forse anche la Vespa di Moretti, la bombetta di Chaplin e gli occhiali dei Blues Brothers. Ritiriamo tutto. Ritiriamoci anche noi e mettiamo in vendita dei cloni di plastica: chissà che non se ne ricavi qualcosa.