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Imparare ad essere maschi

Se inviti una donna a uscire fuori, sei il solito maschio aggressivo che vede le donne come prede.
Se aspetti che una donna ti inviti a uscire fuori, sei un pesce lesso.

Se  ceni fuori con una donna e ti offri di pagare, hai un secondo fine.
Se  ceni fuori con una donna e proponi di pagare ognuno per sé, sei un taccagno.

Se apri lo sportello dell’auto a una donna, sei un damerino.
Se non apri lo sportello dell’auto a una donna, sei un cafone.

Se non dai una mano con i lavori di casa, sei un maschilista spregevole.
Se fai tu i lavori di casa, non sei un vero uomo.

Se ti piacciono le automobili e lo sport, sei uguale a tutti gli altri.
Se non ti piacciono le automobili e lo sport, che problema hai?

Se richiedi il congedo di paternità sei un lavativo.
Se non richiedi il congedo di paternità sei ossessionato dal lavoro.

Se guadagni più della tua compagna, non è perché sei bravo, ma perché sei favorito in quanto maschio.
Se guadagni meno della tua compagna è perché non sei bravo.

Se non ti piacciono i bambini, non sei in grado di avere una famiglia.
Se ti piacciono i bambini… Davvero ti piacciono i bambini? Oddio che schifo, quelli come te dovrebbero essere fucilati in piazza.

La parità dei sessi è un obiettivo da raggiungere prima possibile, ma – in minima parte – anche i maschi subiscono la cultura maschilista.

Una donna casalinga è una vittima.
Un uomo casalingo un mantenuto.

Se non bevi, non fumi e stai attento all’alimentazione sei una fighetta.
Se bevi, fumi e mangi qualunque cosa sei un ribelle.

Se una donna indossa giacca e cravatta è originale.
Se un uomo indossasse un tailleur … Vabbe’.

E infine.

Se un criminale infame bastardo ignobile abietto indegno uccide una donna, anche noi in fondo abbiamo qualcosa in comune con lui, diciamocelo.
Dovremmo vergognarci. Dovremmo scusarci. Perché mai? Perché siamo maschi? Siamo una specie di unicum indistinto, un enorme organismo pluricellulare, anzi pluripatriarcale?

Ogni anno in Italia oltre cento donne vengono uccise dai loro compagni, ex-compagni o parenti. Una cifra mostruosa. Molte di più subiscono discriminazioni a scuola, sul posto di lavoro, a casa.
Se vogliamo veramente sconfiggere questa cultura patriarcale, dobbiamo prima di tutto insegnare ai maschi qual è il loro posto nel mondo. E ricordarlo alle donne.

A oltre quarant’anni dal testo di Teorema di Herbert Pagani, sembra ancora sia ancora difficile distinguere gli uomini per bene, che amano i bambini, fanno la spesa, a volte offrono il pranzo, altre volte se lo fanno offrire, bevono con moderazione e magari non conoscono la regola del fuorigioco dagli altri, i veri sfigati, che si rendono conto di esserlo quando per le loro donne è troppo tardi.

Dmax, la tivù per i maschietti

Immagine tratta da www.dmax.it
Immagine tratta da www.dmax.it

I dati ufficiali parlano di uno share inferiore all’1%, ma ho la netta impressione che sia destinato a crescere.
Mi riferisco degli ascolti di Dmax, un canale del digitale terrestre che ho scoperto grazie soprattutto ai commenti entusiasti di amici. Amici, ben inteso, non amiche: Dmax è un canale televisivo con un target ben individuato, quello maschile giovane adulto. Piace indifferentemente rispetto alla professione e alla scolarizzazione, anche se ho l’impressione che il pubblico più istruito lo apprezzi di più.
Quello che colpisce di Dmax non sono i contenuti, che tutto sommato sono simili ad altri canali: scienza, tecnologia, storia (Dmax è del gruppo Discovery Channel).
Quello che colpisce è lo stile della narrazione: veloce, ben strutturata, ironica. Chi guarderebbe un programma in cui i protagonisti partecipano ad aste in cui si vende il contenuto di vecchi magazzini? Eppure, se raccontato con i giusti tempi, posso assicurarvi che su Dmax può essere divertente. E chi perderebbe ancora cinque minuti di fronte al solito prestigiatore con un mazzo di carte? Ancora una volta, se vi diverte la reazione della gente piuttosto che il trucco in sè, Dmax ha qualcosa da proporvi.
Fino a quello che secondo me è il programma emblema di questo tipo di canale, che si potrebbe sintetizzare “Quanti stupidi ci sono al mondo, meno male che noi siamo superiori”: 1000 ways to die, un documentario che racconta episodi veri di morti assurde per incidente. Accanto alla docufiction (fatta benissimo, quanto abbiamo da imparare noi italiani con i nostri tristi filmati con gli stessi tre attori pubblicitari che girano in periferia di Milano decine di scene in digitale e fanno venire in mente Aldo Giovanni e Giacomo della parodia della Tv Svizzera), ci sono spiegazioni scientifiche accurate che spiegano il perché della morte. Il tutto è talmente inverosimile da divertire in maniera macraba(se un cavo ti stacca di netto la testa lo capisci che muori perché il cervello non riceve più sangue, ma lo spettatore Dmax vuole sapere dopo quanti secondi questo accade e perché).
Dmax è quello che succede se mescolate Quark a Pimp my ride di Mtv. E prima di fare gli schizzinosi, guardatene almeno dieci minuti.
PS Mi piacerebbe sapere se c’è qualche donna che segue questi programmi, finora ho conosciuto solo uomini…)