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Sanremo 2025

11 febbraio

Chiamarsi “Tormento” e cantare ste schifezze è un po’ fare spoiler, non vale…

Usa la carta da forno per conservare le lasagne che quella d’alluminio me l’ha finita Elodie

La coraggiosa scelta di Olly di sdoganare una volta per tutte l’eleganza dell’abbigliamento dei parcheggiatori abusivi.

“Sei come la mia moto, sei proprio come lei. Andiamo a farci un giro fossi in te io ci starei”.
Io c’ero..
Io non dimentico.
Che nostalgia
Lorenzo a.k.a. Jovanotti

Ti rendi conto di quanto sei invecchiato quando esce Rose Villain e tu cerchi pure di ascoltare la canzone.

Quando Marcella Bella cantava “mi ricordo montagne verdi” si riferiva alle prime formazioni del Pleistocene.

Lui ha perso i capelli, lei è pallida e con gli occhi pesti.
I Comacose si sono sposati da appena quattro mesi ma promettono bene.

Quest’anno a Sanremo vado in tenda
Cioè dormi in campeggio, Irama?
No, no, vado proprio indossando la tenda di casa di nonna

Antonella Clerici vestita da XXL-Men mi sembra un’ottima trovata commerciale da parte della Marvel

Dopo l’esibizione di Rkomi speravo Gerry Scotti proponesse “L’accendiamo?” e lo bruciacchiasse abbastanza da non rivederlo più

13 febbraio

“Gli impresari di partito
Mi hanno fatto un altro invito
E hanno detto che finisce male
Se non vado pure io
Al raduno generale
Della grande festa nazionale
Hanno detto che non posso
Rifiutarmi proprio adesso
Che anche a loro devo il mio successo
Che son pazzo ed incosciente
Sono un irriconoscente
Un sovversivo, un mezzo criminale”.
Edoardo Bennato monumento nazionale.
Nonostante la tinta.

No vabbè Brunori Sas mentre faccio la doccia no!
Ma dov’è finita quella bella abitudine che all’inizio suonavano quelle mer***cce dei giovani che non se li filava nessuno?
Fatelo uscire di nuovo!

Sara Toscano c’ha il vestito cucito con Burda a cui hanno dimenticato di cancellare le prove.
A proposito, chi cacchio è Sara Toscano?

Ho recuperato Brunori Sas con Rai play. Si, è vero, ricorda Rimmel.
Ma sempre meglio evocare De Gregori come fa lui che evocare la gastrite come Tony Effe

Ti guardi intorno e pensi che ormai è febbraio e tutti hanno rimosso gli addobbi di Natale, ma proprio in quel momento appare sul palco Miriam Leone.

Visto che Bennato non era in gara, quest’anno il premio “Just for men castano prugna imperiale” lo vince alla grande Massimo Ranieri nostro.
Nemmeno la terza maglia del Milan aveva mai osato tanto.

La canzone di Tormento l’hanno firmata in cinque, come quegli atti pubblici di cui nessuno vuole prendersi la responsabilità.

Pallore, barba di due giorni, area stranita, cravatta fuori posto.
Ermal Meta è diventato padre.

Noemi sembra Jessica Rabbit senza gli accessori top di gamma.

Olly è vestito come me quando scendo a prendere il pacco Amazon e mi guardo intorno sperando che nessuno mi veda in quello stato.

Le ragazze che nell’85 avevano in camera il poster dei Duran Duran oggi c’hanno Padre Pio o il calendario dei gatti, per dire come passa il tempo.

Vorrei avere il guardaroba di Irama.
E della benzina.
E un fiammifero.

Mi sento di condividere la vibrata denuncia dei Comacose contro i cuoricini fatti con le mani. I miei occhi da tempi non sospetti sparano come due fucili contro quel gesto insopportabile.

Se pensate che invecchiare da Duran Duran sia malinconico allora pensate a cosa vuol dire invecchiare da Modà.

14 febbraio

A un certo punto vedo cantare Frida Kalo in minigonna e capisco che è ora di andare a dormire.

Messaggio ecologico di Fede che ha rattoppato i tagli alla giacca con un po’ di nastro adesivo nero.
Si può fare.

Da bambino avevo un Sal Da Vinci di plastica, se gli schiacciavi un pulsante sulla schiena alzava il braccio.

Bella la maglietta di Irama di stasera. Ce l’ho anch’io, è antiscivolo e c’è scritto benvenuti.

Diavolo di un Conti, per finire prima s’è inventato i duetti fra i concorrenti. Gli ultimi dieci canteranno in coro insieme “Quel mazzolin di fiori” così per le dieci e mezza siamo a nanna.

15 febbraio

Cuoricini,
Un bicchiere di vino, con un panino
Cuoricini
È cantare a due voci quanto mi piaci
Cuoricini.

Io continuo a pensare che Olly fosse meglio quando giocava nella NewTeam.

Si vestono come i Judas Priest e cantano come Edoardo Vianello.
I Kolors sono una bella sintesi del disorientamento dei giovani di oggi.

“Viva la vita così com’è
Viva la vita questa vita che
È solo un attimo
Un lungo attimo
Viva la vita finché ce n’è”.
Mamma mia.
Una roba che in confronto Toto Cutugno era Sepulveda.

Tranquilli, se a Noemi scappa la pipì sono pronti a intervenire i pompieri con una gru.

La chitarra elettrica di Brunori Sas o serve a coprire una macchia di sugo sui fianchi oppure non me la spiego.

Serena Brancale è di Bari e canta in un napoletano maccheronico.
Inutile infierire.

Ho calcolato che se togliessero gli stacchetti “Tutta l’Italia” da Sanremo il festival finirebbe alle undici.

Vi prego ridategli la collana così Tony Effe la smette di frignare.

Se pensare a Rose Villain fosse un crimine, stanotte diversi milioni di italiani sarebbero fuorilegge. Leggetela in fretta questa che fra un po’ devo cancellarla

Se hai detto alla tua donna che sembrava un quadro di Kandinsky poi non lamentarti se ti molla, eh?

La frase di ricerca in testa alle classifiche di Google di oggi è “Chi ca’**’è Bresh?”

Forte, tosta, catarifrangente.
Se non altro Marcella ha un outfit coerente con il testo.

Willie Peyote che si presenta completamente vestito di nero è la conferma che votare a sinistra porta solo a cocenti delusioni.
Era il mio capitano in Fantasanremo, sto maledetto.

C’era una volta l’audiocassetta

Sarà che ho superato i 5000 post e oltre dieci anni in compagnia di questo blog, e ritrovare lo smalto dei primi tempi è difficile. Sarà che superati i 40 la tendenza alla nostalgia si accentua. Sarà che mia figlia ha trovato una cassetta audio e mi ha chiesto: cos’è? Insomma, ho deciso di aprire una nuova rubrica in questo blog, che chiamerò “C’era una volta”. E non voglio dedicarla certo all’analisi storica (io? ma quando mai) e nemmeno ad un dibattito e signora mia si stava meglio quando si stava peggio.
Semplicemente, voglio dare spazio a tutto ciò che è scomparso dalla nostra vita negli ultimi decenni e che prima o poi mia figlia (o i vostri) potrebbe scoprire per poi domandarvi: cos’è? Cos’era?
Voglio cominciare questa rubrica proprio con l’audiocassetta. Con quel meraviglioso pezzetto di plastica che conteneva una o due ore di audio (ma ce n’erano anche da 30 minuti, non ho mai capito perché). Che non ti permetteva di saltare una traccia o riascoltarne un’altra, se non al prezzo di un noiosissimo riavvolgi nastro. Che attenzione, non era un optional sempre incluso: la prima autoradio di mio padre (un mattone pesante e ingombrante da portarsi sempre dietro: con l’avvento del frontalino sono scomparsi anche i borselli da uomo, domandatevi perché) per esempio non ce l’aveva. E se un lato era un po’ più lungo dell’altro occorreva attendere qualche minuto in silenzio prima di girare il nastro oppure sacrificare la prima canzone del lato B. Oppure ricorrere alla matita del praticone, o alle penne Staedler, le mie preferite quando si trattava di riavvolgere il nastro.
Si perché, cari miei minorenni alla lettura, c’era il lato B, audiocassettae i produttori lo sapevano bene e c’era una certa abilità nel distribuire le tracce tra le prime 5 o 6 e le seconde, con l’apertura che di solito era la title track e la penultima del lato B che immancabilmente doveva scaldare il cuore.
Certo, la musica c’è ancora, direte voi. Sì. Però il cd prima e i vari file fruiti da chiavette, schede oppure streaming semmai hanno sostituito il disco. Non l’audiocassetta. E il motivo è semplice: l’audiocassetta non solo permetteva di ascoltare, ma permetteva di registrare. Era lì tutta la magia. Non eravamo fruitori passivi, ma in qualche modo produttori. Quando la pirateria era solo quella del Mar dei Caraibi, io registravo il festival di Sanremo con un registratore appoggiato sotto il televisore, intimando l’assoluto silenzio agli astanti, e imprecando tutte le volte che Pippo Baudo interveniva in anticipo prima che il brano sfumasse. Per non parlare di tutti i radiogiornali che ho registrato, mentre mio fratello raccontava storie improvvisate solo per il gusto di riascoltare la sua voce (ed era capace di andare avanti per ore: deve aver esaurito tutte le parole trent’anni fa, considerando com’è taciturno adesso). E poi, vogliamo parlare della compilation? La raccolta di brani romantici metallari per far breccia nel cuore della compagna di classe, con Never Say Goodbye di Bon Hovi, Amazing degli Aerosmith e Still Loving You degli Scorpions? Se ripenso ai miei tredici anni, ripenso alle compilation. Alla magia di quell’impianto Pioneer doppia traccia, che permetteva di trasferire un brano da una cassetta all’altra, con quella transumanza poetica dell’analogico che nel creare una copia perdeva sempre un po’ dell’originale per strada, fino ad avere traccia fantasma copia di copia di copia in cui recuperare la musica diventava davvero un lavoro di fantasia.
E poi la compilation ci costringeva a scegliere. Avevamo spazio per dieci, forse quindici canzoni, non di più. E con la paghetta dell’epoca non è che potessimo regalare una o più compilation ad ogni ragazza che non ci stava (io per esempio mi sarei indebitato paurosamente). Oggi in un’oretta puoi copiarti un terabyte di musica. Ma non c’è più il disegno di quel preadolescente innamorato che sperava che i capelli di cotonati di Jon riuscissero dove i suoi brufoli avevano fallito.

Sanremo: cantano tutti (e poi patteggiano)

musicaE comunque il colorito di Carlo Conti non esiste in natura. Io c’avevo un Big Jim di quel colore, ma era perché lo lavavo con il sapone da bucato.

Tutti “Je suis Charlie”, tutti liberi e libertini, poi Siani fa una battuta infelice su un bambino sovrappeso (ciccione non si può dire) e apriti Cielo siora Maria dove mai andremo a finire.

Certe nuove proposte sono talmente vecchie che per televotarle serve il piccione viaggiatore.

Ciribiribì Kodak! Ah, no, è Nesli.

Dopo la Premiata Forneria Marconi posso anche andare a dormire

Qualcuno sa come si fa a televotare il tatuaggio più tamarro a Sanremo?

Sanremo: vincono tre giovani che fanno cose che nemmeno due secoli fa. La perfetta sintesi dell’era renziana.

C’è voglia di trasgressione

Sarà l’imperversare di trasmissioni oscene come Lucifero che riescono ad abbassare sempre di un po’ la linea di demarcazione della tivù deficiente, sarà per il linguaggio dei pubblicitari che non sanno più che inventarsi per conquistare nuove nicchie di mercato tra consumatori depressi e squattrinati, ma sempre di più sento parlare a sproposito di "trasgressione". Trasgredire vol dire violare, non rispettare, oltrepassare i limiti del lecito. L’indipendenza e la capacità di andare contro corrente è tutta un’altra cosa.
Certo un paese che evade sistematicamente le tasse e supera perennemente i limiti di velocità avvinazzato non può essere un buon esempio per i giovani, ma se tutti per divertirsi devono "trasgredire", impasticcandosi, sballandosi, violentando se stessi (e, purtroppo, a volte anche gli altri), ha ancora senso parlare di trasgressione?
Se tutti i tuoi amici vanno in discoteca all’una di notte, ascoltano musica orribile, bevono troppo e si drograno e lo fai anche tu, caro mio, altro che trasgressione: sei vittima delle più terribili delle forme di omologazione.
E, per piacere, cercati altri amici…