C’è un periodo della tua gioventù in cui cerchi di mantenerti in forma perchè pensi che ti farà fare bella figura con gli amichetti in cortile.
Crescendo corri e salti perché vuoi entrare nella squadra di pallacanestro della tua classe.
Poi da adolescente ci tieni a impressionare la tua compagna di liceo facendole vedere come stai bene con i calzoncini corti, e all’università non essere sovrappeso è una questione di status symbol (molto facile da raggiungere a dire il vero, considerando la vita parca di un universitario fuori sede).
Tutti questi sacrifici in realtà servono a poco: in cortile c’è quello grosso che fa valere i suoi chili nello scontro fisico, nella squadra di pallacanestro c’è quello alto che ti stoppa, le compagne del liceo dopo cinque minuti di partita scompariranno dagli spalti con il compagno di classe che non fa sport, fuma e c’ha già la pancia da birra, ma fa così maledetto.
Sacrifici che servono a poco, dunque, fino a che non raggiungi la paternità. Infatti è allora che ti serviranno riflessi pronti, intuizione, scatto, fiato, presa pronta e resistenza al dolore. Per stare dietro a tua figlia, infatti, serve un’atleta, e di quelli bravi. Finalmente tutti i tuoi sforzi per mantenerti in forma hanno un senso, proprio adesso che il tuo fisico comincia a cedere su più fronti…
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Sabato pomeriggio -prima parte
Il giovane papà sa che rinunciare al sabato pomeriggio è uno degli atti che il suo ruolo prevede e che gli garantirà la retta dell’ospizio in cui la figlia lo rinchiuderà prima del previsto.
Per cui offre alla giovane mamma la possibilità di uscire per distrarsi, garantendo di occuparsi della piccola. Cosa vuoi mai che accada, si chiede il giovane papà? Illuso. Me ne starò sul divano a leggere il giornale mentre la piccola dorme. Povero illuso. La bimba comincia a lamentarsi appena la giovane mamma ha chiuso il portoncino. Il colorito roseo modello angelo caduto dal cielo viene sostituito da uno rosso tendente al bordeaux modello angelo caduto dal cielo e atterrato di faccia. Il giovane papà spera che basti il succhiotto a calmare la pargola.
Povero patetico illuso. La piccola, dopo un attimo di esitazione, si guarda intorno e espelle l’innocuo oggetto di plastica con aria di disappunto e un tantino snob. Non può avere fame, ha mangiato da pochi minuti. E il ruttino? Ha fatto anche il ruttino. Allora è aria. La solita, maledetta, insopportabile aria. Indispensabile per vivere, ma quando ce l’hai nell’intestino, è veramente rognosa. Il giovane papà la mette lunga distesa a pancia in giù. Un minuto di silenzioso rispettoso, poi di nuovo urla. Dondolarla, occorre dondolarla. Non basta. Allora in piedi di fronte, in piedi di spalle, verso l’alto, verso il basso, scuotere con dolcezza ma decisione. Niente. Povero patetico illuso e un po’ scemo. Massaggio: un bel massaggino alla pancia. E poi magari la bicicletta, muovere cioè la gambine su e giù, di solito le piace.
La piccola ha un sussulto, sembra tranquillizzarsi. Forse ce l’ho fatta, adesso torno sul divano. Povero, patetico, illuso, un po’ scemo e tonto. L’odore è nauseabondo, arriva dritto come un colpo di karate in mezzo allo sterno, ti scuote i sensi e per un attimo ti fa perdere i contatti con la realtà.
La bimba ha fatto pupù. (continua)
Liberate Babbo Natale
La fine delle feste (ho sempre considerato il rientro post-natalizio il più doloroso in assoluto) porta malumore, sconforto, irritabilità, nervosismo. E allora cerco una buona notizia.
E la trovo, scavando con accortezza: finalmente verranno infatti i rimossi a questo punto gli orrendi babbi natali appesi un po’ ovunque e mortificati a pancia giù contro case, balconi, terrazze. Non so chi abbia cominciato, la prima volta che ne vidi uno (credo fu in Irlanda 6 anni fa) pensavo fosse buffo:era grande, stava su un tetto e sembrava puntare al comignolo). Poi, come sempre succede, la moda ha travolto tutto, e questi poveri simulacri sono stati costretti a quindici giorni di umiliazione, sballottati dal vento, ridicolizzati dalla pioggia, scherniti da piccioni e passanti. Oltre tutto molti di loro erano sagome solo retro, e perciò se si voltavano sembravano spaventosi uomini senza volto.
Non si fa così.
Sarà anche un simbolo consumista, un pupazzo creato dalla Coca-cola stravolgendo l’icona di un santo popolare, però un po’ di rispetto Babbo Natale se lo merita. Se proprio volete appenderlo, l’hanno prossimo, abbiate il buon gusto di rimuoverlo dil 26 dicembre, a missione compiuta.
Anche lui ha diritto a tornare a casa.
Cervi a primavera
L’avevo promesso e mantengo, parliamo finalmente un po’ dell’incontro tra la primavera e il genere maschile e le conseguenze nefaste di questo idillio, dopo due post dedicati alle donne ( Ombelichi e concorrenza… e La vita è bella se non è troppo bassa ).
Ok, amici maschi, fa caldo anche a voi, siete carichi come una lattina di birra dopo una centrifuga e avete più ormoni che che globuli rossi in circolo: questo non giustifica però l’eccesso di sudorazione e l’aumento di produzione salivare che vi caratterizza alla vista di qualche centimetro di pelle femminile scoperta. Calma e sangue freddo. Intanto, anzichè depilarvi le sopracciglia andando in giro con il profilo di una bambola di porcellana cinese, rasatevi sotto le ascelle, non attenterà alla vostra virilità e in compenso migliorerà la vita dei vostri compagni di viaggio in autobus. Poi riflettete cinquanta volte prima di indossare una maglietta aderente: mette in mostra più la pancia che il bicipite. Niente cappellino negli ambienti chiusi, ormai anche il cantante dei Subsonica si è rassegnato a mostrare la pelata, siate dignitosi: siete comunque meglio voi che Baccini e Ron col toupè. Pensate a tener puliti i vostri denti invece di preoccuparvi delle scarpe, che sono fatte per sporcarsi. E curate le mani: le donne le guardano molto. Sì, lo so, guardano anche il vostro sedere, ma per sistemare quello non basta certo una manicure…