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La Cina ? vicina…

Sabato mattina ho scoperto che le pila della mia videocamera (di quelle piccole e piatte, sembrano pastiglie e servono solo a memorizzare data e orario) era scarica. Esco per comprarne una nuova, mi avvio versi il negozio di Computer Discount ma, cosa vedo, sono ormai passate le 12,25 e i solerti dipendenti hanno già chiuso la serranda con precisione più italiana che Svizzera. Si sa come sono gli stipendiati, poca voglia e che si venda o no poco cambia; allora vado da un negoziante di hi-fi, qui c’è il professionista che deve conquistarsi il pane giorno dopo giorno, qui troverò quel che cerco, questi non chiudono mai. Infatti è aperto, ma strabuzza gli occhi quando gli parlo della pila tipo calcolatrice, siccome sono preparato all’evenienza mi sono portato dietro quella scarica, gliela faccio vedere, no no, io non ne vendo, niente. Quasi gli avessi chiesto un chilo di carciofi, magari mi avrebbe risposto meno seccato.
Sto ormai per tornare a casa, quando mi rivolgo ad uno di quei negozietti che sono apparsi come funghi negli ultimi tempi. Niente insegna, niente pubblicità: si capisce che vende un sacco di roba. Casalinghi, ferramenta, giocattoli, di tutto. E’ il negozio di una famiglia orientale, probabilmente cinese. Chiedo le pile senza troppa convinzione. Ce le ha, e me la vende a 30 centesimi. Magari fra tre giorni è scarica, ma se penso ai 5 euro che ho pagato quella di marca dal fotografo, sono comunque contento. basta una mattina in giro a capire l’origine della nostra crisi, più che decine di commentatori economici…

Felicit

Oggi sono felice.
Non per ragioni sentimentali, chi legge questo blog sa che parlo pochissimo della mia vita privata. Neanche per ragioni professionali, anche se oggi con questa economia avere un lavoro di per sè dovrebbe essere motivo di gioia. Neanche per ragioni artistiche, non so ancora se l’editore pubblicherà il mio secondo romanzo, l’ho messo da parte e mi sto concentrando su un racconto, delle prime non sento più notizie (a proposito, se qualcuno l’ha letto mi faccia sapere, accetto anche insulti ma non posso rimborsarvi).
Sono felice per un motivo più banale della vita sentimentale, più sciocco per la vita professionale, più futile della vita artistica. Sono felice perché ieri il Taranto ha vinto 2-1 a Ragusa e si è salvato dall’ennesima retrocessione, siamo ancora aggrappati con le unghie al professionismo calcistico, in fondo alla C2, ma ci siamo.
E vi pare poco?

E adesso smettila

E adesso smettila, dai, non puoi proprio lamentarti di me. Semmai io, io dovrei lamentarmi! Ho dato il benvenuto in casa a tutti i tuoi amici. Anche perché io il benvenuto ce l’ho proprio scritto in faccia, è parte di me, non posso farci niente. E loro? Non hanno saputo fare di meglio che calpestarmi, senza ritegno, senza un minimo di senso di colpa poi. Ho sopportato il loro peso con dignità e fermezza. Sono sempre stato fuori dai tuoi affari privati, non ho mai avuto la possibilità di superare la fatidica soglia, sempre fedele.

Qualche volta mi hai fatto entrare, è vero. Ma per cosa? Per sbattermi sadicamente, senza pietà, per scuotermi con violenza, forse per sfogarti di chissà quali delusioni. E adesso hai pure il coraggio di lamentarti, di dirmi che sono ormai vecchio, spelacchiato, opaco. Parlo poco, lo so, sono un tipo sintetico, e con questo? Bella riconoscenza. Dai, avanti, vai in fondo, piuttosto che sentire le tue lamentele preferisco andarmene a vivere in garage. Però fammi una cortesia, non essere ipocrita.

Il prossimo tappeto che metterai sul pianerottolo comprarlo senza scritta stampata sopra.