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Payperpost

Si chiama payperpost, è l’ultima frontiera del marketing a stelle e strisce che probabilmente si sta già diffondendo da queste parti. Sostanzialmente si tratta di pagare un blogger per parlare bene di un’azienda o di un prodotto all’interno di un blog.
 La pubblicità è l’anima del commercio e non c’è niente di male in un banner all’interno di un blog. Ma il payperpost è subdolo, perché è invisibile al lettore, chi scrive si bada bene dal dire "Guardate che sto parlando bene di questo film perché ogni click che ci fate mi procura quattrini".
Nel giornalismo pratiche analoghe sono d’abitudine: comprare spazi pubblicitari su un giornale significa automaticamente garantirsi un occhio benevolo negli articoli che riguarderanno la propria azienda. Nelle riviste di elettronica tre pagine dopo l’entusistica recensione di una fotocamera c’è il paginone pubblicitario dello stesso prodotto… ma questo succede su tutte le testate che offrono spazi pubblicitari, i più onesti si limitano all’autocensura (non parlano male degli investitori), i più sfacciati vendono direttamente insieme alle pagine pubblicitarie anche gli articoli sviolinanti.
Ma i blog? I blog hanno originariamente un’immediatezza legata al fatto che non ci sono intermediari tra chi scrive chi legge, non ci sono concessionari, editori, tipografi… Il payperpost è una truffa, se non economica, almeno è un tradimento della fiducia del lettore. Su questo blog non ne troverete mai.

(A meno che l’offerta non sia veramente ma veramente vantaggiosa, nel qual caso sono disposto quasi a tutto)

Camomilla tiepida

? di questi giorni la notizia di un parroco di Savona che ha organizzato un sistema ingegnoso per migliorare le relazioni con i fedeli: aperitivo per tutti dopo la messa. Così si fanno due chiacchiere, si conoscono le famiglie, si sta un po’ insieme. L’idea mi piace: sono un praticante ma non posso nascondere che certe volte, complici sacerdoti vispi come ghiri in letargo, la messa sia proprio noiosa, e comunque un po’ troppo fredda: si stringono le mani del vicino di posto senza neanche sapere chi è. Spero che la moda dell’aperitivo si diffonda, sostituibile a seconda delle esigenze: un gelatino per la messa dei bambini in estate, una tazza di te, un cocktail rigorosamente analcolico. Il problema semmai è scegliere la messa giusta: quella del sabato sera dalle mie parti offrirebbe sicuramente una camomilla non troppo calda ché si scioglie la dentiera…