Il giovane papà crede nella scienza e nella medicina.
Apprezza i risultati della ricerca sulle malattie più gravi, spera nell’uomo su Marte e sogna un giorno un auto che va a vapore.
Quello che proprio non riesce a capire, il giovane padre, è perché la scienza non faccia progressi nel campo delle coliche infantili. Possono passare a 2,3,4, 5 mesi, chi lo sa?
Possono essere causate dal tipo di latte, dal modo in cui il piccolo si alimenta, dalla sua costituzione, chi lo sa?
Si possono curare con tisane al finocchio, massaggi, coccole, camomilla, chi lo sa?
A volte il giovane padre vorrebbe che la scienza facesse qualche passo avanti nel campo delle colichette.
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Il pisciatore di mare
Gli economisti inglesi parlano di free rider, “passeggero non pagante”: colui che sale sull’autobus senza pagare il biglietto, e, in questo modo, arreca un danno alla comunità traendo un vantaggio per sè.
I free rider sono ovunque, questo va da sè, e da sempre approfittano come parassiti del bene comune che altri cercano di preservare.
Un economista che studiasse il meridione d’Italia probabilmente farebbe un passo avanti, analizzando l’evoluzione del free rider: il pisciatore di mare. Il pisciatore di mare – il nome è eloquente e spiega bene quello che fa – è la versione ancora più negativa, perché non solo usufruisce di un bene pubblico a scrocco, ma addirittura lo danneggia.
I pisciatori di mare sono ovunque: e non mi riferisco tanto alle correnti d’acqua calda di certi litorali, che in fondo il mare può anche riciclare, ma a chi costruisce sulla spiaggia, a chi brucia le pinete per poi farci il residence ed invitarci il sindaco per la convention, a chi piazza la spazzatura, anche tossica, nei dirupi e nelle cave.
Il free rider, male che vada, causerà un aumento del prezzo del biglietto per gli onesti, tutto qui. Al contrario, se nessuno lo ferma, il pisciatore ci sommergerà del frutto del suo lavoro…
Via gli zozzoni
Una comunicazione di servizio a tutti i navigatori, abituali o casuali, di questo blog.
Forse avrete notato nei giorni scorsi la comparsa di commenti in inglese farneticanti con link a chissà quali zozzerie. Si tratta di programmi automatici che sparano questi messaggi su tutti i blog che trovano sul loro cammino, sperando che qualcuno prima o poi clicchi sui loro link.
Per fortuna però i programmi automatici sono stupidi, e si bloccano di fronte alla richiesta di leggere un’immagine e inserire un codice. Perciò ho introdotto un aggiornamento, prontamento sviluppato dalla preziosa community di dblog, che introduce un campo da compilare prima di inserire il commento.
Questo però vorrà dire che i lettori che vorranno inserire dei commenti dovranno avere la pazienza di fare questo passo in più: spero non vi annoi molto, è un piccolo male necessario per tenere fuori questi zozzoni.