Sabato pomeriggio sono stato alla Pinacoteca Nazionale di Bologna, dove ogni tanto vado a fare due passi tra la bellezza (per chi non c’è mai stato: non siamo ai livelli stratosferici di Roma o Firenze, ma Carracci, Giotto e la Santa Cecilia di Raffaello meritano una visita). Ci arrivo gongolante perché, dopo anni di orari impossibili (tipo dal lunedì al venerdì 8-12), finalmente i musei hanno ampliato la loro offerta: si può andare alla pinacoteca tutti i giorni tranne il lunedì dalle 9 alle 19. Però…c’è un però. Siamo pochi, mi spiegano alla biglietteria. Niente aula magna, ci sono dei lavori. Ah. Vabbè. Peccato. E niente Giotto. Ma perché? Siamo pochi, le ho detto, non possiamo tenere aperte tutte le sale. Se ne approfitta fra un po’ un collega apre il barocco. Il rinascimento invece è chiuso, ma lo riapriremo alle 17. E Giotto? Giotto no, non se ne parla. Ma si sa quando lo riaprirete? Dipende, alcuni colleghi hanno l’influenza, ad altri hanno dato il part-time…ci arrangiamo giorno per giorno…Decidiamo volta per volta. Provi a ripassare. Ho fatto un giro tra ciò che mi hanno fatto vedere, sbirciando i corridoi chiusi e aspettando che un custode chiudesse il barocco e aprisse il rinascimento. Chissà quando potremo rivedere Giotto. Esco per strada, c’è un sacco di gente che fa shopping, vorrei dire a tutti che hanno chiuso i capolavori di Giotto in una stanza al buio perché non c’è personale. Ma ho la triste impressione che non importi granché a nessuno, ed è un’impressione davvero triste.