- I cattivi dicevano Scola, Scola, e poi è stato eletto Bergoglio. I cattivi dicono Marini, Marini. C’è da capire se lo Spirito Santo concede il bis.
- Se Romanone nostro non ce la fa, anche S.R. potrebbe essere un buon presidente (solo le iniziali per rispetto della privacy)
- Un grande politico non dice quello che pensa l’uomo della strada. Un grande politico aiuta l’uomo della strada a pensare meglio.
- PDL e Lega non parteciperanno alle votazioni per il Quirinale di venerdì pomeriggio. Ci sono dei valori da difendere. Eccheccacchio, quando è weekend è weekend
- Dalla candidatura Marini mi aspettavo di più. Un solo voto per l’indimenticabile protagonista di Bambola è un po’ troppo poco
- Se eleggono Amato divento grullino sul serio. KASTA!!!!11!! Morto che parla! Ugh! Tagliati lo stipendio!!!11!UGH. E dove sta scritto? Troll del PD! Troll del PD! Uhm. Mi ci vorrà ancora un po’d’esercizio.
- Siete un branco di inutili smidollati! [applausi] Fosse dipeso da me, me ne sarei andato in pensione. Ma come si può lasciare il paese in mano ad una penosa accozzaglia di teste vuote? [applausi]E torna preside’, e torna preside’. Vabbuo’ , so’ tornato, ma voi siete proprio dei mariuoli [boato]. E se non vi comportate a modo stavolta vi faccio un mazzo così [standing ovation]
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Morti che parlano
È vero, siamo pieni di morti che parlano.
Ci parlano con coraggio nel buio ci certe sere malinconiche quando contando i passi che ci separano da casa ripensiamo a quei cento passi che Peppino Impastato percorse a testa a alta a Cinisi. Perché per noi mafia e antimafia non sono proprio la stessa cosa.
I nostri morti ci parlano con lucidità quando rileggiamo le parole di Pierpaolo Pasolini, ucciso due volte, prima a bastonate e poi nella memoria di chi ha voluto infangare la sua storia, spaventato dall’idea che la diversità possa essere così normale.
I nostri morti ci parlano con rabbia quando ripercorrendo sentieri appenninici risentiamo gli sforzi eroici dei partigiani della Stella Rossa impegnati contro un nemico troppo più grande ma non per questo meno determinati. Perché per quanto ci impegniamo noi non riusciamo a trovarci niente di buono nel fascismo che forse aveva a cuore certe famiglie ma di certo non quelle di contadini ed operai.
E li sentiamo eccome le urla a Portella della Ginestra, dove i nostri undici morti (tra cui due bambini) ancora oggi chiedono chi può essere così vile tra sparare sulla gente in festa per la vittoria alle elezioni del Blocco del popolo. Ed è un morto che parla anche Placido Rizzotto, un sindacalista della CGIL ucciso per il suo impegno a favore dei contadini, lui che sì, credeva che i sindacati servono eccome, anche se voi altri vorreste sbarazzarvene con metodi certo meno cruenti ma altrettanto risoluti.
Ci sono morti viventi, si perché per noi sono ancora vivi, che parlano da tanto tempo e altri che invece hanno cominciato a parlare in tempi recenti, come Angelo Vassallo, un ambientalista vero che mai si sarebbe presentato al Quirinale in suv.
Siamo pieni di morti che parlano, ma anche se imperterriti continuate a insultarci noi non risponderemo perché l’istinto di mandarvi a quel paese è frenato dal ricordo di quell’uomo che disse beati i miti, anche se, non abbiamo dubbi, voi in piazza gli avreste preferito Barabba.
E se pure continuerete a ripetere che è tutto uguale, che non ci sono differenze, noi continueremo a preferire Berlinguer ad Andreotti, Obama a Bush, Che Guevara a Valerio Borghese. Perché sono le loro voci a tenerci svegli e all’erta, non certo le vostre battute volgari.
Perché i nostri eroi vengono uccisi, e con loro le loro idee di pace, libertà, uguaglianza.
Ma dopo risorgono più forti di prima.
Buona Pasqua,
Speriamo di uscire dal buio e tornare a rivedere le stelle, prima o poi. Quelle vere.
E chi li conosce?
I pubblicitari li chiamano teaser. Sono campagne che servono solo a incuriosire, stuzzicare l’opinione pubblica, senza chiarire troppo il messaggio. Dopo il teaser c’è il follow-up, la campagna pubblicitaria vera e propria che nei colori e nello slogan deve richiamare il teaser che l’ha preceduta. Uno strumento rischioso, sicuramente, di cui si ricordano errori clamorosi (la Mercedes organizzò una campagna di teaser che anticipò di un anno l’uscita della Classe A, poi quando la macchina fu presentata si scoprì che si accappottava in curva). L’idea comunque è vecchiotta, molto sfruttata, e se non c’è un lavoro di creatività fatto bene, allora non funziona. Spesso viene associata al guerrilla marketing, cioè a quelli strumenti di comunicazione non convenzionale che si basano sull’idea di diffondere una leggenda metropolitana o del coinvolgimento involontario dei media per svelare un mistero dietro il quale c’è una operazione commerciale.
I geni del PD hanno usato entrambi questi strumenti. L’hanno fatta in maniera mediocre, ricalcando cioè cliché già abbastanza usurati, senza quell’audacia e quella voglia di osare che devono essere alla base di questi strumenti. E anche da un punto di vista esecutivo, teaser e follow up sono davvero scarsini. Ma il punto non è questo, in fondo chi li accusa esagera, a parte il fatto di aver appeso abusivamente i manifesti (pratica che ha svelato la loro natura politica visto che sono i politici a non pagare mai per le affissioni), per il resto la campagna ha attirato l’attenzione, tutto sommato non è stato questo flop di cui parlano tutti. Il punto è: perché devo usare strumenti che servono tutto al più a vendere scarpe e bevande analcoliche per promuovere il tesseramento ad un partito?
Su quali valori si basa un partito che cita le commediole hollywoodiane e si propone con una grafica che ricorda le patatine fritte più economiche?
Se vogliono conquistare i voti dei giovani di sinistra, cerchino di spiegare perché mai i giovani di sinistra dovrebbero votare per Enrico Letta. Quando avranno trovato una sola ragione, allora potranno farne la base per una campagna di abbonamenti.
Auguri alle credenti (e non)
Se il nostro premier fosse stato donna, non avrebbe avuto voglia di bunga bunga – qualunque cosa esso sia – tutte le sere, perché dopo una giornata di duro lavoro in ufficio si sarebbe dedicato al duro lavoro a casa.
Se il nostro premier fosse stato donna non avrebbe avuto bisogno del trapianto dei capelli e si sarebbe fatto una tinta molto meno appariscente.
Se il nostro premier fosse stato donna avrebbe parlato molte lingue straniere, perché una donna non può tollerare che sia un interprete a tradurre i suoi commenti rivolti alla ministra tedesca sulla nuova capigliatura dell’ambasciatrice.
Se il nostro premier fosse stato donna avrebbe avuto un’idea più chiara di come funziona la scuola, pubblica o privata, perché sarebbe andato a parlare con gli insegnanti dei propri figli almeno una volta a quadrimestre.
Se il nostro premier fosse stato donna avrebbe indossato con molta più nonchalance i tacchi e i rialzi che gli regalano 7-8 cm.
Se il nostro premier fosse stato donna non si sarebbe dato da fare per recuperare onorevoli finiani promettendogli chissà che, perché una donna prima di riaccogliere un traditore lo fa crogiolare il tempo necessario.
Se il nostro premier fosse stato donna avrebbe apprezzato di più le donne.
Auguri alle credenti (nella festa della donna) e non.
L’antipolitica
Qualche sera fa ho intravisto quella che è stata la terza catica dello Stato (Presidente della Camera) e che per tale motivo gode ancora di privilegi e vitalizi, agitarsi a ritmo di musica, con una tutina aderente e i capelli a spazzola, in prima serata su Rai Uno. Ecco cos’è l’anti-politica.