Ho letto sul giornale che il 2009 sarà l’anno del ritorno delle rock band.
Mi sono incuriosito: a parte le tristi reunion di Guns’n Roses e altri gruppi che raggranellano quattrini sulle ali della nostalgia, non riesco proprio a spiegarmi che i più giovani riscoprano il basso di Steve Harris, gli assoli melodici di Richie Sambora o la voce calda di Steven Tyler. Sarà che sono orgoglioso dei miei anni ottanta, sarà che non vedo futuro per acquista i cd di Tiziano Ferro.
Ebbene, il motivo del ritorno del rock non sarà una nuova ventata rivoluzionaria o trasgressiva, ma i videogiochi. In particolare Guitar Hero, il videogame che permette di simulare di suonare una chitarra elettrica.
E questi sarebbero i nuovi rockettari?
Giovinastri che gridano davanti ad una playstation?
Debosciati che nemmeno riescono a suonare davvero?
Asociali brufolosi chiusi in stanza a fingere di essere musicisti di successo?
Benvenuti, ragazzi.
La grande famiglia del rock ha accolto depressi ed eroinomani, non vedo perché dovremmo fare storie voi…
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No Vasco, io non ci casco
Quando il primo uomo provò ad armeggiare con una pietra levigandone gli angoli per farla scorrere meglio, probabilmente un altro disse che era tutto inutile e che le pietre sarebbero rimaste sempre uguali, un altro si lamentò perché non era stato coinvolto nel progetto, un altro ancora affermò che avrebbe dato volentieri una mano ma aveva da fare. Chiunque si sia impegnato almeno una volta ad organizzare qualcosa, sia una serata in pizzeria o un torneo parrocchiale, sa quanto è difficile e soprattutto quanti sono i chiacchieroni pronti a sparlare senza muovere un dito. Per questa ragione oggi mi sento di schierarmi con Bob Geldof, con la sua ostinazione, il suo coraggio. Si chiacchieri pure di diritti, coinvolgimenti, ritardi, improvvisazione: se per un giorno tutto il mondo ricco si è per un attimo fermato a parlare dell’Africa, il merito è di questo signore irlandese. Poi resta l’emozione di rivedere i Pink Floyd insieme, la gioia di chi ha potuto vivere quel momento dal vero, il dispiacere di aver perso alcuni momenti che – mi dicono – indimenticabili del concerto italiano a causa della contemporaneità televisiva (e ahimè non li rivedremo, i cantanti non hanno ceduto i diritti). Gli assenti hanno sempre torto: anche quel Vasco Rossi sicuramente indiscutibile come artista ma che come uomo ha dimostrato una volta di più di essere più bravo a predicare che a fare. Non ci sono scuse, Vasco. Spero solo che tu ad Ancona abbiamo incassato abbastanza quattrini da giustificare una figuraccia così.