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Poi dice che i trentenni vanno in crisi

Sembra passata una vita, ma meno di quindici anni fa (1993) il dibattito politico italiano si concentrò a lungo sulla sfida per la carica di sindaco di Roma. Da una parte c’era il terribile Fini, del Movimento Sociale, il pupillo di Almirante, uno che se non fosse stato per Tangentopoli probabilmente sarebbe rimasto confinato ad un 4% di nostalgici; dall’altra il promettente Rutelli, radicale, ambientalista, difensore dei diritti civili, un democratico all’americana insomma. Proprio in quell’occasione il Padrone si sbilanciò dichiarando le sue preferenze conservatrici (ufficialmente allora era ancora socialista) affermando che se avesse votato a Roma avrebbe scelto Fini. Vinse il promettente Rutelli, governò fino al 2001 quando non decise addirittura di candidarsi come premier prendendo una sonora legnata che avrebbe dovuto sopire le sue ambizioni. Oggi, in occasione del referendum sulla procreazione assistita, il destrorso Fini dichiara che invitare all’astensione è diseducativo, difende la laicità dello stato e annuncia che voterà 3 sì; il sinistrorso Rutelli afferma che non andrà a votare perché ci tiene al voto clericale (non ha detto così ma la sostanza è quella). Capite allora che un trentenne che a 18 anni era sicuro e deciso (con Rutelli) oggi si sente in crisi: condivido in tutto e per tutto le affermazioni di Fini. SOno io che sto diventando di destra o lui che si sta spostando al centro? E soprattutto,la troviamo un’altra occupazione per Rutelli o continuamo a permettergli di far danni?


Sito derutellizzato

Il fotoscioppismo

Photoshop è un programma straordinario che permette a grafici, creativi e in generale a tutti gli utilizzatori di computer di modificare e integrare immagini digitali con tecniche evolute che solo quindici anni fa sarebbero costate ore di lavoro e avrebbero richiesto un’attrezzatura costosa. Fin qui tutto bene. Qual è il problema, allora?

Il problema è che il proliferare di versioni economiche, gratuite o comunque di software accessibili con le caratteristiche di Photoshop hanno fatto sì che chiunque, anche persone digiune di competenze specifiche, possa mettersi a realizzare locandine o manifesti. Finché si tratta del solito fotomontaggio zozzone per festeggiare l’amico che si laurea, poco male; così come ognuno è libero di impreziosire le proprie foto delle vacanze con cornici arancioni viola e nere e scritte tridimensionali “Ecco papy” (nel caso qualcuno lo avesse confuso con il paesaggio o con il vicino di ombrellone, non so).

Il vero danno sorge quando questa smania prende anche i realizzatori di locandine pubbliche: laddove una volta c’era il nome dell’associazione, il titolo della conferenza in nero su sfondo giallo, al limite qualche asterisco, oggi è un proliferare di titoli con l’ombra (ma dove lo vedete tutto questo sole, sotto i portici?), scritte ondivaghe che seguono curve immaginarie, immagini trasparenti su immagini trasparenti, volti deformati, immancabili effetti 3d e clip-art (immagini insignificanti dall’inspiegabile successo) ovunque. Ieri ho dovuto avvicinarmi a meno di 30 cm per leggere l’orario di una conferenza scritto in bianco (3d!) su uno sfondo di fiori di bosco viola.

Ho deciso di rinunciare alla conferenza, chi appende un manifesto così non può avere cose interessanti da dire.