Quando guido ascolto spesso la radio, con particolare attenzione agli spot. Al contrario di quelli televisivi, che possono fare leva su colori vivaci, immagini ammalianti, donne e uomini bellismi, per la radio occorre usare di più il cervello. Non si può mostrare il prodotto, bisogna raccontarlo. Insomma, la radio è un mass-medium per sua natura più portato alla scrittura.
Di spot belli ce ne sono: ma da qualche giorno sono colpito dalle brutture. Non tanto la rima baciata facile facile da emittente locale o lo slogan canticchiato con il jingle, che in fondo si tollerano: ma veri e propri fuoripista talmente brutti da sfociare nel surreale. L’ultima: un coretto gioiso canta le lodi delle pere abata dell’Emilia Romagna, fatte “per amore, solo per amore”. MA CHE VUOL DIRE? LE PAROLE SONO IMPORTANTI! Vogliamo usarle come si deve? Che vuol dire coltivare le pere per amore? Che si è intrapresa l’iniziativa per far colpo su una donna con un debole per i coltivatori di pere? Che le si dona gratis? Non credo. Si scambiano, per un corrispettivo di denaro. Allora, dove questo folle sentimento che? Perchè le pere abate sono fatte per amore, solo per amore? Per la loro forma, come dire, sensuale?
Finché non me lo spiegate, o finché non vi affidate ad una agenzia di pubblicità seria, cari amici coltivatori di pere emiliane, non avrete i miei soldi. Comprerò le pere abate del Veneto. Anche loro lo fanno solo per dirty business, certo. Ma almeno non inflazionano il più elevato dei sentimenti con una pubblicità qualunquista…