Gentile Alessandro,
abbiamo ricevuto il suo manoscritto e siamo lieti di avvisarla che abbiamo deciso di inserirlo nel nostro piano editoriale. Complimenti!
Ci saranno alcuni interventi da apportare su suggerimento dei nostri editor. Cominciamo dal titolo: “I promessi sposi” non ci pare possa colpire i lettori, visto lo scarso appeal del matrimonio nella nostra società, tranne che per gli omosessuali. In effetti l’idea di trasformare la storia d’amore tra i due protagonisti in una relazione gay è stata suggerita dal nostro ufficio stampa, ci pensi su. Per il momento il titolo sarà “I promessi amanti”, con un pizzico di pepe in più, anche se non escludiamo l’ipotesi suggestiva gli “Gli amanti proibiti”.
La sezione delle grida andrà tagliata completamente, comprenderà la necessità di ridurre il numero delle pagine per limitare i costi. Bisognerà anche asciugare molto il testo, eliminando le lunghe descrizioni non necessarie che rallentano soprattutto l’inizio. Meglio focalizzarsi subito su Rocco e Samantha (immaginiamo infatti che i suoi nomi fossero solo provvisori, e li abbiamo prontamente sostituiti). Molto intrigante il personaggio della ragazza, così silenziosa, timida, sommessa: non escludiamo l’ipotesi di accennare a qualche suo atteggiamento vampiresco che ci sembra assolutamente calzante. Molto buona l’idea sulla monaca di Monza, veramente azzeccata, è piaciuta subito a tutti. Occorre però sfruttarla di più: alcuni nostri collaboratori l’aiuteranno a dare maggiore colore introducendo alcune scene di bondage, s/m, feticismo e sesso estremo assolutamente confacenti alla sua storia. Abbiamo parecchie idee da sviluppare anche sul passato di Fra Cristoforo: occorre approfondire il personaggio con alcuni passaggi che evidenzino la brutalità, violenza, spietatezza del suo passato. Se il suo romanzo ha successo, prevediamo uno spin-off di natura fantasy sul personaggio, qualcosa tipo “Fra Cristoforo nella terra dei 7 elementi d’Aramanthiea”, ma ci sarà tempo per ritornare su questo tema. Anche l’innominato, con il suo torbido passato, dà adito a parecchi sviluppi; addirittura qualcuno di noi ha già accennato ad una possibile collana (solo su ebook, però) da dedicargli: “I peccati degli innominabili”. Non voglio correre troppo, però: per il momento pensiamo a questa trilogia. Si perché “Gli amanti proibiti” ha tanto materiale da sfruttare, e abbiamo pensato di trasformarlo in una saga in tre episodi.
Ci risentiremo presto. Faremo grandi cose insieme! Il nostro responsabile commerciale la contatterà per i dettagli, come saprà è prassi richiedere ad autori emergenti come lei di acquistare il 90% delle copie della prima tiratura. Una formalità, le venderà in un batter d’occhio, anche perché ne stamperemo soltanto un migliaio e a lei faremo il prezzo di favore di 45 € a copia.
A presto, e benvenuto tra gli autori del nostro gruppo editoriale!
Archivi tag: romanzi
Il ritorno dei mille lire
Premetto: questo post fa pubblicità, magari indirettamente, non so. Ma siccome non sono pagato da nessuno per farla, vado avanti per la mi strada, visto che quello che sto per dire è motivato più dalla passione che da interessi commerciali.
Ho rivisto alcuni giorni fa dei vecchi amici di cui avevo perso le tracce da tanti anni.
E come succede in questi casi, alla sorpresa si è presto aggiunta la gioia. I vecchi amici a cui mi riferisco non sono persone, ma libri: i vecchi libri a mille lire. A inventarli fu Stampa Alternativa, poi visto l’enorme successo furono seguiti dalle Edizioni Newton Compton. E sono proprio loro che li ripropongono, ad un prezzo aggiornato ma ancora più che accessibile, 0,99 euro. La copertina è accattivante e la qualità complessiva ottima, tant’è che mi viene il sospetto che questi prodotti rasentino il sottocosto, ma ci avranno pensato, prima di lanciarli. Ho comprato subito “L’arte della guerra” di Sun Tzu e “I sotterranei della cattedrale” di Marcello Simoni.
Perché mi piacciono i libri a 1 euro? Perché sono piccoli e leggeri, te li porti con te e li leggi in autobus o in bagno. E non si scaricano sul più bello, come i vari chindell e compagnia. Puoi anche regalarli, dopo averli letti, e se li presti e non ti le restituiscono non è poi una tragedia. Puoi anche perderli, senza farne un cruccio. Al limite te li ricompri. I libri a 1 € poi ti permettono di “osare”, di provare un autore sconosciuto, di affrontare un testo solo per curiosità. Si lo so si può fare anche con i tascabili a 10 €, e magari anche con le prime edizioni a 25 €. Ma non è la stessa cosa. Rinuncio al caffé e mi porto a casa un romanzo, faccio a meno del quotidiano e mi leggo un trattato.
Poi è chiaro che si tratta di testi brevi e che non possono sostituire di certo la letteratura. Però anche i bar non sostituiscono i ristoranti, e con i tempi che corrono, accontentarsi di uno stuzzichino anziché di tre portate frutta e dolce può andare più che bene.
Che delusione l’ultimo Harry Potter!
L’ultimo romanzo di Harry Potter è stata una cocente delusione.
Non l’ho letto, beninteso. Devo ancora cominciare a leggere il quarto. Però me l’hanno già regalato. Ma appena l’ho messo in fila accanto agli altri, mi sono accorto dello scempio: la casa editrice aveva cambiato il formato. Sto parlando dell’edizione economica in inglese della Bloomsbury.
Ma perché mai? Perché farlo più basso e tracagnotto (che oltretutto mi ricorda qualcuno di poco simpatico) degli altri? Sulla mia mensola sta malissimo. Il settimo nano era muto, lui è… deforme. Largo, basso, poco maneggevole… Magari lo ristamperanno uguale agli altri nella versione deluxe in cofanetto, perché non credo proprio che facciano un cofanetto con un libro fuori serie, magari è una trovata commerciale.
Non lo so, ma ci sono rimasto male. Mancano ancora tre romanzi, ma so già che questo sgarbo dell’editore mi renderà il settimo meno piacevole degli altri.
Non stanotte almeno, di Silvia Totò
Capita spesso di leggere romanzi di esordienti o comunque scrittori alle prime armi che a fronte di una cura maniacale per la forma e la ricerca della parola ad effetto, denotano una certa carenza nell’ossatura, nella storia da presentare.
Autori insomma che sanno scrivere, ma non hanno niente da raccontare. Nel caso invece di “Non stanotte almeno”, opera prima di Silvia Totò, si rimane spiazzati perché la situazione è diametralmente opposta. L’autrice ha infatti una bella storia da raccontare, la vicenda di una ragazza che prima di trovare il coraggio di intraprendere una storia d’amore seria deve vincere i fantasmi di un passaggio irrisolto.
La Totò è abilissima nel delineare contemporaneamente la trama principale e una serie di sottotrame efficaci, spostando continuamente il piano d’azione che confluisce verso un finale consolante ma non consolatorio. E però, di fronte ad una bella “fabula”, è l’intreccio che ogni tanto delude: l’impressione è quella di una storia scritta d’impulso alla quale una seconda riscrittura, per arricchire il lessico, rivedere alcuni passaggi bruschi e curare un po’ di più il registro avrebbe sicuramente giovato. Niente di grave, per carità; solo la storia, intensa e spontanea, sarebbe emersa in maniera più efficace, mentre adesso è un po’ spezzettata in quadretti isolati.
A questo punto, aspettiamo Silvia alla seconda prova, il potenziale c’è, occorre un po’ di sacrificio per farlo crescere…
Per le lettrici le dimensioni contano
L’altro ieri chiacchieravo con l’edicolante del Centro Lame, una persona molto cortese che ha deciso di vendere alcune copie del mio romanzo (vendute 13 su 15, ma non fa testo, le hanno comprate tutte i miei colleghi). Mi ha consigliato di scriverlo un po’ più lungo, la prossima volta: una ragazza si è lamentata di averci messo mezz’ora a leggerlo tutto. A parte il fatto che io mi lamenterei dei romanzi che non sono riuscito a completare o che ho completato in dieci anni, e non di quelli che leggo in poco tempo; però la faccenda mi ha fatto riflettere. Si perchè gli autori vorrebbero scrivere, scrivere, scrivere, non si risparmiano, sapete: sono gli editori che (giustamente, dal loro punto di vista) tagliano, tagliano, tagliano. Anche Bello dentro ha subito un bel po’ di dolorose ma necessarie sforbiciate. Che dire, alla ragazza che ha letto il mio romanzo in mezz’ora? Nella quarta di copertina avevamo azzardato un paio d’ore di lettura piacevole, in effetti 30 minuti sono proprio pochi. Prometto che il prossimo romanzo arriverò a scrivere 600 pagine. Almeno 200 dovrebbero pubblicarmele, no?
Non si sa mai, romanzo di Donatella Placidi
Ci sono romanzi che ti fanno indossare la tuta spaziale e ti portano a combattere contro extraterrestri predatori; romanzi che ti forniscono pistola e distintivo e ti mandano a combattere il crimine; romanzi che ti fanno cavalcare in regni incantati con spada e vessillo con indosso un armatura magica. E poi ci sono i romanzi che ti fanno sentire improvvisamente nudo (sto parlando di romanzi e non di porcherie da edicola della stazione, mascalzoni, non travisate!), che ti fanno dire ma chi gli avrà raccontato i fatti miei a questo scrittore, come fa a conoscere i miei amici, i miei parenti, i miei colleghi? ? il caso di “Non si sa mai” di Donatella Placidi, un ritratto di interni leggero (della leggerezza invocata da Calvino) e toccante, che con poche pennellate dipinge il piccolo mondo familiare che ci appartiene. Una finestra sulla vita di tutti i giorni che si apre, ci accoglie e si richiude prima che possiamo abituarci, prima che diventi routine, prima che possiamo indovinare come andrà a finire. I personaggi di Donatella Placidi – la bambina viziata e odiosa, la terza età in crisi, gli uomini che vedono uno per uno i capelli persi ma non si accorgono dei soprusi subiti in ufficio – sono persone che abbiamo conosciuto tutti, prima o poi. E quando un giorno qualcuno, fra un migliaio di anni, vorrà conoscere la nostra vita, quella della generazione tra i trenta e i quarantanni nell’Italia del 2000, non dovrà certo leggere di extraterrestri predatori, poliziotti invincibili e armature magiche, ma farà bene a procurarsi una copia del romanzo della Placidi. Perciò conservate con cura la vostra: non si sa mai…