Ieri sera ho presentato il mio romanzo presso la sala consiliare del Quartiere Reno, a Bologna, grazie alla collaborazione dell’associazione Libri e Dintorni. Ma non è questa la notizia. In un clima molto informale e giocoso (le presentazioni sono così troppo spesso triiiiiiisti), ad un certo punto mi sono messo a raccontare della mia disapprovazione per le diete dimagranti. Servono, lo so, l’obesità è un problema, ma le ragazze a dieta mi mettono tristezza, specie quando non ne hanno bisogno. Si esce la sera, tu ordini birra antipasti pizza speck e grana e già pregusti il tartufo che ordinerai per dessert (non sono particolarmente goloso, ma la convivialità della tavola per me è sacra), e magari la persona che hai di fronte ordina un’insalata. E basta. Un’insalata, come se l’insalata fosse un piatto a ordinare per una persona civile. L’insalata è un contorno, un ornamento per la fiorentina o per il petto di pollo, un contenitore che permette alla salsiccia ai ferri di scivolar più tranquillamente giù per l’esofago. Non si può uscire a cena e ordinare un’ insalata scondita senza gettare nello sconforto cameriere, amici, commensali, e tutto il quartiere man mano che la voce si sparge.
E che dire delle ragazze che ordinano una pizza sottile con un filo di pomodoro senza mozzarella e con poco sale? Una specie di frisellona scondita. Giammai. Ebbene, una simpatica signora durante la presentazione di ieri ha aggiunto: io sono stata testimone di una signora che ha chiesto al cameriere di pesare la pizza, prima di mangiarla. Fossi stato il cameriere, le avrei risposto: niente può renderla più pesante di quanto già lei non sia, signora…