Sono un discreto lettore di free-press. Mi riferisco a quei giornalini gratuiti pieni zeppi di pubblicità che vengono distribuiti in giro. Qualitativamente sono piuttosto scarsi (copiano e incollano pari pari molte agenzie e articoli di praticanti/stagisti/aspiranti), però a caval donato non si guarda in bocca. A dire il vero, non è solo il fatto che siano gratuiti a piacermi (in fondo un quotidiano costa meno di un caffé), anche perché erano gratuiti anche quei giornalini pieni di annunci che andavano di moda qualche anno fa e li prendevo solo per pulire i vetri.
La free-press mi piace perché risponde ad un’esigenza, quella di leggiucchiare qualcosa di fretta in autobus, o in pausa pranzo, o addirittura nel parcheggio. Non ti mette l’ansia delle novecento pagine di un quotidiano, tra le quali devi immergerti per trovare quello che ti interessa, sommerso come sei di editoriali, promoredazionali e chiacchiere da uffici stampa; e poi non ti lascia neanche lo scrupolo di coscienza di averne letto solo il 3%. C’è un risvolto della medaglia spiacevole, però. La free-press è imprevedibile: non nei contenuti, ma nella distribuzione. Rilanciando il ruolo strategico del vecchio strillone, sostituito da immigrati con i polmoni più grigi del sacchetto di un aspirapolvere, il giornale gratuito si recupera la mattina agli incroci. E allora può capitare di perdere la copia perché il verde scatta prima che arrivi il tuo turno: oppure perché il distributore è distratto. Oppure, e questa è la mi situazione, perché un giornale prende il posto si un altro. Questo è il mio caso: il semaforo di Via San Donato (otto strade che si intersecano e una porta medievale in mezzo, sembra un dungeon fant-horror più che un incrocio), da sempre presidiato da City, il mio giornalino preferito, da qualche tempo è stato conquistato da Metro. Il cambio non mi soddisfa, Metro praticamente non ha notizie locali, dedica spazi a viaggi e costume e sa molto di accrocchio (almeno City e Leggo una linea editoriale molto vaga ce l’hanno).
Rivoglio City.
Come? Dovrò cambiare strada, evidentemente.
Chissà che il traffico non si possa misurare anche da questo.
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Vigilate sulle vigilesse!
Non so se le barzellette sui carabinieri siano vere, di certo ci sono certe gustose vicende sui vigili urbani di Bologna che meritano di essere raccontate. Domenica sera, porta San Donato, svolto a sinistra per via Malaguti. Di fronte a me, una coppia di simpatiche e brillanti vigilesse uscite da un master in furbizia ad Harvard in mette la freccia per svoltare a sinistra in direzione opposta. Piccolo dettaglio: svoltare in via Irnerio per chi viene da viale Filopanti come le due talentuose giovani fanno è vietato. Lo fanno tutti perchè fare il giro è noioso, e lo fanno anche le due luminari universitarie in astuzia.
Mi innervosisco, perché dovrebbero dare il buon esempio, ma tollero. Ma le due future premi nobel a questo punto danno il colpo di grazia: cominciano a sfanalarmi, mi costringono ad abbassare il finestrino indicando che non potrei svoltare a sinistra perché sarebbe corsia preferenziale. Spiego alle due scienziate che via Malaguti è preferenziale – e solo per una corsia – in senso opposto, e purtroppo non faccio in tempo a mostrare che sono loro che stanno compiendo un’infrazione. Che fare di fronte ad un vigile che imbocca una svolta proibita e riprende un automobilista corretto? Niente, raccontarlo sorridendo.
O magari fare un appello a chi, al comune, le ha assunte. Non metto in dubbio i titoli per cui queste due principesse della scaltrezza hanno vinto il concorso. Solo, come cittadino, domando che facciano un corso di scuola guida dopo l’assunzione. Così, tanto per stare certi che i titoli fossero ben documentati.