Fassino ieri ha partecipato alla manifestazione dei pensionati contro la finanziaria.
Per "ascoltare" avrebbe detto a chi gli faceva notare che quella era una manifestazione contro il governo che sostiene. Per carità, gli ondivaghi sono una parte consistente della popolazione: ma in questo caso non si tratta di un repentino cambio di idea, ma di un imbarazzante tentativo di tenere il piede in due scarpe, che poi è il peccato originale di questo centrosinistra.
Vuole rilanciare lo sviluppo e taglia dove può, parla di rispetto per l’ambiente e spinge per attivare i rigassificatori, sostiene di difende la giustizia e svuota le carceri, proclama di tassare i suv perché inquinano e poi fa una lista di eccezioni per cui a essere tassati saranno solo le finte navicelle spaziali dei luna park.
Non si può essere di destra e di sinistra, accontentare imprenditori ed operai, votare la finanziaria e sfilare per i cortei. Il piede va tenuta in una scarpa: possibilmente – sarò retorico? – una dei grandi magazzini, e non una griffata in coccodrillo.
Fate una cosa, e fatela bene. E date un ministero qualunque a Fassino così la smette di sfilare…
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Mi fanno male le scarpe
Appoggiate con un braccio teso al muro, la mano aperta, l’altra che sostiene la punta della scarpa sollevata da terra, una smorfia di dolore sul volto. Sedute sui gradini di una chiesa, a controllare che il tacco sia ancora lì, gambe incrociate strette perché vogliono mettere la minigonna ma non vogliono far vedere le cosce; in fondo alla sala di un cinema, finalmente rilassate e sollevate, persino sorridenti, non perché il film sia bello, ma perché nell’oscurità della sala hanno potuto slacciarsi la fibbia. Sto parlando, se non l’avete capito, del rapporto delle donne con le scarpe. Avete mai visto un uomo lamentarsi perché le scarpe gli fanno male? Può succedere una volta, poi non le indosserà più. Gli uomini indossano raramente scarpe abbinate all’abbigliamento, a volte le trascurano, le puliscono poco, e soprattutto fanno fatica a comprendere che ne occorrano più di tre paia per vivere dignitosamente: quelle per tutti i giorni, quelle da ginnastica, gi scarponi da neve. Ci sono le eccezioni, certo, ma sono appunto eccezioni. Le donne no, per le donne le scarpe non servono a camminare, servono ad esistere. Per cui pazienza se producono calli grossi come palline da golf, pazienza se i tacchi complicano la sopravvivenza nella giungla metropolitana, pazienza se l’alluce la sera sembra il naso di Babbo Natale. L’esistenza richiede sacrificio.
Una atroce usanza orientale costringeva le donne a deformare barbaramente il proprio piede perché il gusto dell’epoca apprezzava i piedi molto piccoli e dalla forma arcuata. Per fortuna i tempi sono cambiati…O no?
Donne e scarpe
Possono tollerare un marito condiviso con altre mogli. Possono accettare un ruolo subalterno, possono anche farsi da parte quando il marito decide di provare una moglie temporanea. Sono alcune donne iraniane sottomesse dal 1979 alla legge islamica. Ma quando le toccano le scarpe, ebbe’ se ci sono di mezzo le scarpe, non c’è legge che tenga. ? successo davvero a Teheran dove tre donne hanno tentato il suicidio con un’overdose di farmaci perché la più giovane, 27enne, aveva comprato un paio di stivali costosi. E no, con le scarpe non si scherza. La storia dà parecchi spunti, sul ruolo della donna nella vita della famiglia e sul ruolo della scarpa nella vita della donna. E conferma una volta di più che la monogamia è la migliore delle forme di convivenza. ? già duro osservare allibiti quanto la propria donna dilapida in scarpe; confrontarsi poi con tre è da suicidio (ops, questa è involontaria)