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Odio gli indifferenti

Il logo del Comitato 16 novembreÈ vero, abbiamo raggiunto un livello di barbarie. E non certo perché i magistrati hanno condannato chi sappiamo per evasione fiscale (anche Al Capone fu fermato così)…Il fatto è che ci sono notizie che dovrebbero occupare i titoli dei giornali, farci scendere in piazza, farci gridare che così non si va avanti, e invece vengono relegati in qualche notiziario locale o qualche sito di volenterosi.

Io ho solo questo blog, e nel mio piccolo faccio in modo di dare visibilità a questa notizia: 70 malati di sla (Sclerosi Laterale Amiotrofica) sono in sciopero della fame da una settimana per chiedere che il governo stanzi i soldi che ha promesso per il piano per l’autusufficienza. La sla è una malattia devastante, che costinge alla completa paralisi i malati che dipendono in tutto e per tutto dall’assistenza di chi gli sta accanto, malati che solo grazie a costose tecnologie riescono a comunicare con il mondo che li circonda. E noi vogliamo fare spending review su queste persone? E soprattutto, vogliamo rimanere indifferenti mentre queste anime straziate rinunciano al sostentamento perché qualcuno si ricordi di loro?

E noi ce ne rimaniamo indifferenti, a discutere di ricchi che non si possono tassare perché sono gi unici che spendono, come dice Confindustria,  mentre la casta blocca i tagli alla politica per continuare a sguazzare nell’ingordigia più vomitevole?

Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. (…) Antonio Gramsci

 

Contro cosa scioperiamo?

Ai tempi del liceo la domanda “per cosa scioperiamo” era piuttosto frequente: infatti si poteva scioperare per la guerra in Iraq, contro il ministro della pubblica istruzione (ai miei tempi c’era, che nostalgia…) contro la sporcizia del bagno della palestra. O magari per tutte queste cose insieme.

Da lavoratore lo sciopero è molto meno leggero: costa un bel po’ economicamente e per tanti è anche una dichiarazione di “indipendenza” che i superiori tollerano male. Eppure, vent’anni dopo, anch’io mi sono chiesto contro cosa scioperassimo oggi: si perché ogni dieci minuti questa manovra economica cambia, e finisce per spiazzare gli oppositori. Molti oggi indossavano la maglia “siamo tutti partigiani”, stampata evidentemente quando ancora la festività del 25 aprile – poi ripristinata – minacciava di essere soppressa.

E molti altri striscioni facevano riferimento al contributo di solidarietà per i più ricchi, inserito, cancellato e forse poi rimesso. Un balletto indegno per uno stato civile. Perché qui non si tratta piùdi essere di destra o sinistra, qui si tratta di mera incompetenza. Non abbiamo di fronte Bismark, la Thatcher o Reagan. E neppure Andreotti, che mai avrei pensato di rimpiangere. Abbiamo di fronte un governo che naviga a vista, ossessionato dal fatto che l’orchestra continui a suonare che non vede l’Iceberg contro il quale ci sta conducendo….

Il giorno dello sfigato

Appaiono improvvisamente con il loro comunicato in mano, il volto scuro, l’aspetto tenebroso.
Nessuno li ha mai visti prima, nessuno sa chi siano, vederseli così, piombare in salotto mentre leggono ossequiosi le righe che il comitato di redazione ha passato loro fa un po’ impressione.
Sono quei giornalisti di retroguardia, che magari fanno un lavoro prezioso e ricoprono un incarico redazionale importante, che appaiono in tivù solo quando c’è sciopero, per annunciare che il telegiornale non c’è, per questo e quell’altro motivo. Sono gli unici che godono di un momento di popolarità in una circostanza per altro sfavorevole, chissà, forse chiamano gli amici, accendete la televisione che oggi leggo il comunicato dello sciopero, proprio io, non ci crederai!
Detto questo, condivido le motivazioni con cui i giornalisti hanno scioperato ieri (non avendo un contratto da giornalista, posso limitarmi al sostegno morale), cioè contro la norma voluta da Mastella contro le intercettazioni. Non ne conosco bene i dettagli, ma dall’indulto in poi ho imparato che da Mastella non può venire niente di buono, per cui va bene lo sciopero…