Verde, giallo, rosso. Verde, giallo, rosso. è così che è andata per tanti anni, con tempi diversi ovviamente, adattati alla complessità dell’incrocio. Tu pedone arrivavi, guardavi a destra e sinistra, vincevi la tentazione di passare comunque, aspettavi il verde e via.
Qualcosa però è cambiato. Negli ultimi tempi infatti ho notato una variazione nei tempi del semaforo, per cui il verde è praticamente scomparso, sostituito da un lunghissimo giallo. Ci vogliono sempre tesi, i bastardi. Sempre vigili, pronti allo scatto. Porca miseria scatta il verde e tu non hai fatto nemmeno due passi che è già giallo, e devi affrettarti per raggiungere l’altra sponda prima che un diciottenne che ha pippato ti travolga con la fuoriserie di papà.
La salvezza promessa al di là dell’asfalto non è raggiungibile con una semplice camminata, devi fare in fretta, liberare l’incrocio, toglierti di mezzo. Non ho cronometrato, ma non credo che i tempi per i pedoni siano cambiati: semplicemente il giallo si è mangiato il verde.
Che se volete è un po’ una metafora della cittadinanza contemporanea. Abbiamo votato, esercitato il nostro diritto, adesso basta campagna elettorale, no? Macché, niente verde, si riparte per le amministrative, e poi le europee, e le regionali. Giallo continuo. Ho finito gli studi, ho raggiunto il mio verde? Macché è giallo, corri che devi cercare lavoro, e poi cambiarlo, e poi la pensione, sbrigati perché scatta il rosso.
Siamo ossessionati da gialli lampeggianti che vogliono che corriamo, ci spostiamo in fretta, ci leviamo di torno. Io ho deciso, nel mio piccolo, che me ne infischierò, e proseguirò placido e tranquillo sulle strisce, sperando che il cocainomane mi manchi per stavolta, che tanto il rosso prima o poi arriva per tutti.