Arriva l’estate, un bel taglio ai capelli ci sta bene proprio bene.
Anticipa le ferie, alleggerisce i pensieri, poi magari c’è anche una sciampista dalle mani d’oro che quando ti lava i capelli ti fa sentire un pascià al centro dell’harem. Il sudista al nord tendenzialmente ha un elenco fornitori di servizi tutti ben saldamente radicati nella provincia di provenienza: il dentista, l’oculista, l’elettrauto, il barbiere. Non è un caso che la prima settimana di ferie venga sciupata in una serie di incastri tra questi professionisti, che vedono triplicati i loro impegni a ferragosto e a Natale complice il ritorno a casa dei sudisti emigrati. E però, con i capelli è diverso, il taglio serve in loco.
Certo qualcuno torna a casa con le sembianze di uno Shel Shapiro dopo un anno di reclusione in Nepal, però, effettivamente, pare eccessivo.
E così il sudista si decide a compiere il grande passo: tradirà il suo barbiere dopo ventennali frequentazioni, alla ricerca di un surrogato nella città di residenza padana. Il nostro eroe ha un’idea ben precisa di quello che cerca: un locale con divani comodi dove leggersi in santa pace riviste pruriginose con decolté in bella mostra senza troppi scrupoli di coscienza (c’era solo quella rivista, il quotidiano l’avevano già preso)! E per i più bigotti che non osano avventurarsi tra le pagine di “Cronaca Vera” c’è sempre il calendario frontale con la prosperosa subrette di turno, da apprezzare innamorati tra una sforbiciata e l’altra. Altro optional da non trascurare, vedi la nota sopra, una giovane assistente da cui farsi fare lo shampoo e meno sono i capelli meglio è, perché il massaggio è più intenso.
Le esperienze in Val Padana possono però rivelarsi drammatiche.
Il sudista può essere attratto da un mix di luci e colori di taluni negozi che espongono in strada schermi da cui apprezzare i maestri delle forbici all’opera, consigli per l’igiene personale, elenco variegato di balsami e unguenti. Tutto esposto, tranne il prezzo. Che il malcapitato scoprirà con un urlo soffocato solo dopo il terzo olio essenziale che gli spalmano in testa, dopo avergli tagliato i capelli di 0,5 cm, che tanto l’effetto finto spettinato è così cool. Dopo una tale esperienza c’è chi rinuncia, chi si affida a note catene di parrucchieri dove ad operare sono apprendisti. In questo caso il sudista risparmia eccome, però torna a casa con una cresta tipo Billy Idol nel periodo punk perché l’apprendista deve fare esperienza, oppure completamente rasato a zero, perché l’apprendista deve ancora imparare a prendere le misure.
C’è poi l’alternativa estremo orientale: prezzi ancora più modesti, risultati ancora più modesti, tant’è che il sudista comincia a pensare seriamente di tagliarsi i capelli da solo con risultati più dignitosi.
Quando il sudista sembra rassegnato ad una peluria incontrollabile, ecco l’apparizione, la luce in fondo al tunnel: il barbiere meridionale. I barbieri meridionali danno meno nell’occhio della concorrenza, ma appena entri e vedi il mezzobusto di Padre Pio o la riproduzione dei Bronzi di Riace capisci di essere tra i tuoi, anche perché non mancano né le riviste scollacciate né il calendario. Nessuna traccia purtroppo della sciampista: e caro mio, la finanza, i contributi, gli ispettori del lavoro, non me la posso permettere.
Maledetti conquistatori, pure la sciampista c’avete tolto. Pazienza, anche il barbiere sudista è bravo a fare lo schampoo. Basta chiudere gli occhi e sognare di essere a casa.
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La controreplica
Dopo Maroni, adesso sono le associazioni pro-life (ma perché mai i reazionari in Italia hanno un nome da shampoo anticaduta?) richiedono la replica al programma di Fazio. Mi sembra doveroso.
E non solo: ecco una serie essenziale di repliche che una società civile dovrebbe consentire:
- dopo la messa del Papa la domenica mattina, cerimonia religiosa di musulmani, ebrei, buddisti, scintoisti, induisti, animisti. Da individuare uno spazio di replica per gli atei, i agnostici e i satanisti (magari trasformabile in reality show)
- dopo ogni goal dell’Inter trasmesso da un programma sportivo, replica con un goal del Milan. Se malauguratamente non avessero segnato, si ricorra ad immagini di archivio
- per ogni plastico di Vespa sul delitto di Avetrana, per par condicio aggiornamento anche sui plastici dei delitti di Perugia e Garlasco (e anche un po’ di revival con Cogne e Novi Ligure, suvvia)
- per ogni numero estratto al Lotto, estrazione nella puntata successiva di tutti gli altri numeri ingiustamente trascurati
- per ogni notizia sulle tendenze della moda, sui gelati probiotici e sull’uomo con i calli più grossi del mondo data dal Tg1, contro replica con tre pezzi di giornalismo vero.
No, non esageriamo, cancello l’ultima, sarebbe troppo per il TG1..
Il tappo sopra
Perché i designer, gli ergonomi e gli scienziati dell’immagine ad un certo punto hanno deciso che le bottiglie degli shampoo e dei bagnoschiuma devno essere capovolte, con il tappo sotto largo? Perché sono più belle? Perché sono più comode da usare? Perché si appoggiano meglio sugli mobiletti infidi e scivolosi dei bagni? Perché danno bella mostra di sè sugli scaffali dei supermercati?
No, la ragione è un’altra. La ragione è che questo sistema demente mette in difficoltà i furboni come il sottoscritto che non solo si accorgono di non avere preso il bagnoschiuma dal mobiletto prima di essere entrati in doccia, ma fanno una fatica incredibile a dosarlo, si innervosiscono, lo agitano, e finiscono inevitabilmente per rovesciarsene un terzo sui piedi tra improperi e volgarità irripetibili. Il tappo sopra, il bagnoschiuma sotto. Oppure non vi compro più, e mi lavo col caro vecchio sapone della lavandaia.