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Un altro giro di Walzer

In tutte le migliori famiglie c’è sempre una vecchia zia o un cugino pronto sempre e immancabilmente a dire la cosa sbagliata al momento sbagliato. A fare gli auguri per la gravidanza ad un’amica che magari è solo sovrappeso, a far notare all’amico che l’ultima volta che si sono visti aveva molti più capelli, a fare i complimenti per un vaso antico in casa d’altri affermando di averne visto uno uguale al mercato per dieci euro.

Osservazioni di questo tipo, insomma. Una vecchia zia così ce l’ha anche il partito democratico, e si chiama Walzer Veltroni. L’uomo che nell’autunno 2007, con l’allenza tra Fini e Berlusconi già in procinto di crollare, l’ha miracolosamente ricompattata cominciando a blaterare di Partito Democratico. L’uomo che ha fatto cadere il gioverno Prodi proclamando che non ci sarebbero state mai più alleanze con piccoli partiti. L’uomo che ha portato il centrosinistra al peggior risultato nel dopoguerra, prendendo a calci da una parte la sinistra e portandola fuori dal parlamento, dall’altra spiazziando i cattolici con l’incorporazione dei radicali. Un genio. Sempre la scelta sbagliata al momento sbagliato, avendo poi il coraggio di vantarsi del 32% raggiunto dal PD (come se uno che perde 6-2 gongola per la doppietta realizzata). Però poi si è dimesso, e come la zia che arrosisce e si allontana col capo chino, ha finito per intenerire tutti.

Ma eccolo, di nuovo al rischio che il governo cada, pronto a sostenerlo con la solita mozione per la quale bisogna andare da ma anche con l’UDC ma anche con la sinistra ma anche da soli l’importante è sognare. Si è giustificato dicendo che era un anno e mezzo che non parlava, che non ci stordiva con uno dei suoi giri di Walzer. Un anno e mezzo di silenzio.
Ma perché interrompere questa bella abitudine?

Facci sognare

Sarò pure uno zoticone ingnorante che non coglie la modernità della sinistra, sarò pure un qualunquista dell’antipolitica che muove contro la classe dirigente sollecitato dalle destre, sarò pure uno che pensa che il rugby di Che Guevara (ma anche certe partite di calcio con due zaini al posto a segnare le porte nelle periferie cittadine e il fuggi fuggi quando passava un auto) sia più di sinistra della vela. Eppure, vi dirò, a me fanno sognare le parole di Martin Luther King e dei KennedY, il coraggio di Peppino Impastato, la dignità di Falcone e Borsellino, mi fanno sognare le poesie di Neruda e Bella Ciao, la serietà di Emergency e il testardo amore per gli ultimi di Don Milani.

Invece un banchiere che cerca di conquistare il potere comparando una banca con un prezzo elevatissimo alla faccia di azionisti e clienti, senza avere i soldi ma con una rete trasversale di sostegni politici, non mi fa sognare, proprio per niente.