Non capisco come mai si siano resi conto quest’anno del calo di ascolti di Sanremo, secondo me è in crisi da almeno dieci anni così com’è in crisi la televisione generalista che si sforza di radunare intorno ad un evento un pubblico frammentato e distratto.
Potrebbe migliorare, certo: se ci liberasse una volta per tutte della bella coppia di bruna e bionda, sostituendola per esempio con una conduttrice vera, di questo insulso televoto (hanno ripetuto il numero un miliardo di volte! Tagliando tutte le volte che Pippo ha ricordato il numero fisso e per cellulari, il festival sarebbe durato due giorni).
Se si facesse a meno di qualche canzone, e di una giuria di qualità composta da vip a casaccio in cerca di visibilità. Se si eliminassero i big in passarella fuori gara: se hanno voglia, partecipino, o almeno contribuiscano con i duetti, l’unica cosa che mi piace. Detto questo, di questo festival rimarrà l’esibizione di Max Gazzé con Paola Turci e , quella di Cristicchi con Frankie (soprattutto la teatralità era notevole), e la solita geniale comparsata di Elio e le Storie Tese.
E i vincitori? Facile prevedere un futuro da Jalisse, io però ho notato in loro soprattutto un segno dell’inciucio che verrà: di bellezza ariana lui, figlia di italiani nel mondo lei, una coppietta da spot mediaset con una canzone fondo di magazzino di un’artista maledetta che sfida Dio a fulminarla come la Giannini.
Se non è questo il Partito Democratico della Libertà questo…
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La tv del cavo
La mia generazione di studenti di comunicazione (metà anni novanta, praticamente i primi) è cresciuta nel mito della televisione a pagamento, presentata da alcuni ricercatori come la panacea per tutti i mali della squallida televisione generalista. La televisione a pagamento avrebbe portato cultura, documentari, film d’autore nelle case degli italiani. In particolare, era la tv via cavo il mito di una decina di anni fa: libera da concessioni pubbliche, avrebbe rappresentato la chiave di volta per l’evelouzione della televisione tematica. Ebbene, a parte il fatto che la tv a pagamento ci ha sommersi di calcio, porno e filmoni hollywoodiani (con delle ottime eccezioni tra i bouquet di Sky), la tv via cavo, di cui sono un utente via Fastweb, si è rivelata un’autentica delusione. Come si fanno a chiedere 6 euro 6 per una prima visione? 6 euro, quando acquistare un dvd ne costa una 10, noleggiarlo 3 (anche 1,80 per 6 ore)? 6 euro, quando il digitale terrestre Mediaset presenta delle alternative valide a 4 euro? E Rai Click? Anche qui, una buona idea, quella di accedere allo sterminato archivio Rai per rivedere con piacere, per esempio, Indietro Tutta. Peccato che anche qui i prezzi siano follia pura. Davvero, questi signori dimostrano di non averci capito un cavo di concorrenza: pensano che dopo aver piazzato un cavo e una videostation in casa di un cliente, questi debba necessariamente fruire dei servizi. Un poì come i vecchi monopolisti: portiamogli la corrente, poi vedrete che consumerà. Consumare, si consuma. Peccato che il cavo serva solo a telefonare…