Nell’era delle immagini ad alta risoluzione, delle fotocamere da milioni di pixel e delle televisioni larghe un metro e mezzo, ieri sera mi sono riscoperto quasi commosso di fronte all’ultimo baluardo degli anni ottanta che ancora sopravvive: il televideo. Nemmeno la versione per il digitale terrestre, più accurata graficamente ma lenta e macchinosa, e riuscito a spodestare quel sistema che da vent’anni rappresenta per molti italiani l’unica lettura giornaliera. Certo però che la grafica è veramente da archeologia: l’immagine che mi ha colpito infatti avrebbe dovuto rappresentare una ragazza (purtroppo i televideo delle emittenti locali sono infarciti di pubblicità di telefoni erotici, fatucchiere e taroccanti). E che ragazza! Quadro cubi inclinati a disegnare le labbra, con un livello di dettaglio che in confronto un mosaico bizantino è un full HD, un unico colore per il viso, rosa, con meno sfumature di un punto croce. Però il televideo sopravvive consapevole, e forse un po’ orgoglioso, dei suoi limiti che non ne precludono il successo.
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Scusatemi, ma io sono contento
All’inizio non mi sono sbilanciato. Avevo deciso di mantenere un aplomb dignitoso, godermi la partita senza farmi coinvolgere troppo. Il primo gol è arrivato che guardavo Ferrara su La7, ma mi ha fatto presagire una serata di gloria per il Milan. Per il resto del primo tempo i rossoneri hanno dominato, e in concomitanza le telecamere di Mediaset hanno cominciato a ghermire, carezzare, solleticare il padrone. A quel punto mi sono innervosito. Battutine da pianobar e sorrisi dispensati magnanimamente hanno cominciato a ronzarmi in testa, l’antipatia è cresciuta man mano che cresceva il potere rossonero. Sul 3-0 una possibile settimana trionfalistica del padrone sembrava inevitabile, e allora anch’io mi sono fatto prendere dal conflitto di interessi. Non è colpa mia se il padrone del Milan è il padrone delle televisioni che lo inquadrano sorridente e ed anche il primo ministro: non sono stato io a mischiare per primo calcio e politica. Ma se lui può gridare Forza Italia facendone un partito, io posso gridare forza Liverpool, entusiasmarmi per una rimonta imprevista, gridare di autentica gioia al pareggio, commuovermi quasi per la vittoria. Mi aspetto le vostre obiezioni, amici milanisti: siamo italiani, l’amor di patria, bla bla. Vero. Mi dispiace. Ma il calcio non è razionale, il calcio è infantile. Da una parte c’era la squadra del padrone, dall’altra una squadra operaia (nel gioco e nello sile). Si fosse trattato del Chelesea, per dire, sarei stato più imparziale. Ma vedere dei reds portare via la coppa al padrone, amici milanisti perdonate il mio infantilismo, è stata una goduria…
PS Sapete perché il Milan ha perso? Perché nel Liverpool non c’era nessun Rutelli…