Due studentesse universitarie vengono ritrovate assassinate a Bologna: l’assassino ama firmare i suoi delitti perché tinge di rosso i capelli delle sue vittime e le sottopone, dopo averle uccise, alla pratica barbara dell’infibulazione.
Sono le “farfalle rosse” del titolo del romanzo di Filippo Maria Andreani edito da Il Filo: alla caccia dell’assassino si muoveranno l’ispettore Carini e l’agente Nisi, una coppia di poliziotti che fanno rivivere riaggiornandolo ai giorni nostri il dualismo classico tra poliziotto esperto e meditativo e giovane irruento e istintivo.
Tecnicamente si tratta di un romanzo breve, o di un racconto lungo, che offre parecchi spunti di riflessione: il confronto tra il mondo universitario delle vittime e quello degli agenti di polizia, attraversato, nonostante le diverse prospettive culturali, dalle stesse pulsioni e dagli stessi sentimenti; il ruolo della donna nella civiltà contemporanea, visto che le vittime subiscono una pratica ancora in uso in alcune popolazioni del terzo mondo, volta a “preservare” un’idea per noi incomprensibile della sessualità femminile; il fascino del male, perché al contrario di certe storie dozzinali da fiction di quarta serie, qui non si capisce nettamente chi siano i buoni e chi cattivi, e questi ultimi non sono certo gli stereotipati killer in cerca di vendetta.
E ancora, l’idea che chi conosce bene il sistema della giustizia in senso lato, sa come scardinarlo e prednersi gioco di chi ne fa parte. Di più non posso raccontare, perché il racconto è pieno di indizi e false piste, e svelarle sarebbe, quello sì, un delitto…
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Ball Center
Dei call center si parla spesso per le condizioni disumane di lavoro, per le paghe da terzo mondo, per l’alienazione di chi deve dare risposte precompilate per ore e ore senza poter mai staccare gli occhi dal monitor.
Se ne parla perché è un lavoro che non prevede possibilità di far carriera, e perché in molti casi neanche lo stipendio è sicuro, essendo legato all’efficacia dell’operazione telefonica (in caso di telemarketing).
Io vorrei aggiungere un altro punto di vista: quello del cliente. Sono stufo di musichette noiose (fosse una canzone intera: sono brani di pochi secondi ripetuti ossessivamente), di aspettare anche 15, 20 minuti prima di una risposta, di ragazzi stressati che danno risposte a vanvera e si contraddicono. C’è Lucia per cui il servizio è disattivo, secondo Marco funziona tutto perfettamente, Giulia consiglia di staccare la corrente e riavviare, per Franco il servizio non esiste. Mai due volte la stessa risposta, e soprattutto vaghezza, incertezza, ambiguità, tentennamenti, risposte evasive e provare a prenderci.
Basta!!!!
Assumete delle persone, formatele, fategli fare dei corsi, spiegategli le offerte e i vostri servizi, date modo loro di riposarsi di tanto in tanto, pagateli di più, fate quello che volete ma datemi un servizio decente. Non faccio nomi di aziende tanto, con qualche rara eccezione, la mediocrità del servizio è dilagante.
Salve sono Carla, in cosa posso aiutarla? In niente, Carla, tu hai studiato filosofia teoretica, per te l’ìp è una pompa di benzina e sono sei ore che prendi insulti per conto della tua azienda. Tu non puoi aiutarmi, Carla: spiegalo al tuo capo.