Non mi occupo quasi mai di pettegolezzi riguardo ai cosiddetti vip, quelli che oggi si chiamano gossip, a meno che non mi diano lo spunto per qualche osservazione. Oggi lo spunto c’è: mi chiedo infatti se ci siano gli estremi per arrestare ed espellere dal paese il marito fedifrago di Sabrina Ferilli, non so, per alto tradimento alla patria. La Sabrina è un’opera d’arte nazionale e offenderla significa offendere il sentimeno patriottico. Siamo in milioni, in questi giorni, a porci la stessa domanda: ma come si fa a tradire la Ferilli? Già il tradimento è una cosa di per sè disdicevole; ma se pensiamo a scene da “Divorzio all’italiana”, a matrimoni di interesse, a megere abbruttite, a donne irascibili e suocere coercitive, riusciamo anche non dico a giustificare, ma almeno a comprendere i mariti – e le mogli, il discorso è identico – che cascano nella scappatella. Ma il marito della Ferilli? Trovatemi una sola ragione che giustifichi quest’atto. Cosa si può trovare in un’altra donna che la Ferilli non abbia già in abbondanza? Sono esterrefatto. Già il marito stava antipatico a milioni di italiani invidiosi, anche perché ci aspettavamo che la Ferilli sposasse un adone prestante alto due metri con tre lauree, una cultura enciclopedica e miliardi a palate, una specie di Thor invincibile, e invece il tipo non sembra corrispondere. Poi addirittura si permette un’uscita così. Boh. Ripeto, il gossip non mi piace, mi sembra una violazione della privacy e non mi ci trovo a mio agio, per cui la faccio finita qui. Magari è tutto falso, è una trovata pubblicitaria, un fotomontaggio. Magari è una crisi passeggera che mi auguro si risolva presto. Ma se è vero, o il tizio ci spiega che l’ha tradita con Wonder Woman (ma allora vogliamo le prove, le foto dell’aereo invisibile come minimo) oppure è meglio che non cerchi la nostra comprensione.
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Il travaglio usato
Non è che io abbia una visione romantica del lavoro, per cui uno debba trovare motivazioni esistenziali dietro quello che fa per portare a casa lo stipendio: si lavora e basta. Non è che mi aspetti di trovare la poesia del sentirsi realizzati, l’attaccamento ai propri strumenti, la propria esistenza proiettata in quello che si produce. Però che cacchio, un minimo di coerenza: se fai il medico cerca di curare bene le persone, se sei scrittore cerca di scrivere con attenzione, se fai il muratore costruisci pareti solide. Ieri ho visto un netturbino che guidava uno di quei camion rumorosissimi che svuotano i bidoni della spazzatura con una gru. Già li odio perché mi svegliano ogni mattina facendomi sobbalzare e gridare all’invasore, ma questo è un altro discorso. Mentre la gru faceva il suo dovere, il tizio ha finito la sua sigaretta e ha buttato il mozzicone dal finestrino. Per terra. Insomma, la scena mi ha infastidito. Forse se la spazzatura si raccogliesse ancora con le scope, anziché seduti comodamente in un camion, non si sarebbe comportato così, il cafone. Ma non è colpa dei netturbini: se gli scrittori dovessero lavorare di polso o per lo meno con la macchina da scrivere (e lì se sbagli non cancelli), forse scriverebbero meno cavolate, e se i medici dovessero preparare i composti curativi, forse li prescriverebbero con meno facilità. So quello che mi direte: è il progresso, baby, ci stiamo muovendo. Ma non so se stiamo andando avanti.
Programmi penosi
Il messaggio è stato chiaro, e i vari galletti dell’emisfero televisivo dovrebbero riflettere. Leggo infatti che l’Isola dei Morti di Fama è stata vinta da un tizio sudamericano, credo, che se ne è stato un mese da solo in una spiaggia, a non far niente. Non ha vinto prove di abilità, non ha mostrato la sua abilità come pescatore o cacciatore, non ha attratto le simpatia dei compagni di viaggio che l’hanno cacciato subito, non ha fatto un emerito fico secco per vincere, se non la semplice operazione di starsene fuori dalle scatole per un mese, solo, a destare pena. A parte il fatto che proporrei una perizia psichiatrica per tutti quelli che spendono dei soldi per televotare: perchè mai lo fanno? Non si vince niente…Poi mi piacerebbe che per una volta non ci offrisserro percentuali, ma numeri precisi: non mi basta sapere che il 70% ha votato per tizio, voglio sapere quanti sono, 100, 200, 300, questi imbecilli che televotano, e magari vorrei anche i loro nomi, per evitare ogni rapporto professionale o relazionale con loro. In ogni caso questi dementi dei televotatori hanno chiarito che al pubblico piace non chi sa fare qualcosa, ma chi desta pena. E allora mi domando: è una tivù penosa, o peggio ancora, la tivù è la pena? Sì, ma quale colpa stiamo scontando per meritarcela?