Leggo che tre bicchieri di vino aumentano il piacere sessuale, favoriscono l’erezione e rallentano l’eiaculazione. Che meraviglia! E poi prevengono l’arteriosclerosi, l’andropausa, prevengono il tumore alla prostata. Ma cavolo, allora quegli alcolizzati che si incontrano a volte per strada devono essere dei Casanova! Magari barcollano perché sono sfiniti dal continuo adempiere delle loro arti amatorie!
A dirlo non è uno spot del vino in brik, ma addirittura una ricerca di una prestigiosa Università italiana! C’è da crederci, allora?
Ma siccome sono sospettoso, cerco di capirne di più, e scopro – ahia – che la sostanza miracolosa è contenuta soprattutto nella buccia degli acini: perché non dire – ahi ahi – che l’uva fa bene, più che il vino? Leggo poi – ahia – che la ricerca non è stata presentata su una rivista scientifica o durante un convegno internazionale tra medici ed esperti dell’alimentazione, ma ad una manifestazione che già dal titolo – ahi ahi – si mostra un tantino di parte: "Vino e salute".
E chi c’è dietro la manifestazione? Un’associazione che si occupa di promuovere il Chianti.
Insomma, il sospetto che le università, a corto di fondi, sempre più spesso si prestino a ricerche compiacenti nei confronti dei committenti, è abbastanza triste. Scacciamolo via.
Ma nel frattempo, più che tre bicchieri di vino, facciamoci il vecchio zabaione.
Nel dubbio, almeno evitiamo la cirrosi.