Quando ormai hai smesso di sperare che la distribuzione abbia un moto d’orgoglio e, come d’incanto, si metta a lavorare anche solo per pochi giorni; quando hai capito che partecipare ai concorsi è una buona idea, ma rimanere delusi dai risultati non lo è; quando stai pensando intensamente al secondo romanzo, convinto che il primo ormai abbia dato quel che poteva dare (e cioè poco e niente); quando i risultati delle vendite ti hanno convinto che con il ricavato netto puoi permetterti al massimo un trancio di pizza; quando cominci a dubitare seriamente sul fatto che questi sforzi siano valsi a qualcosa… Salta fuori una recensione come quella di Progetto Babele, una rivista letteraria interessante perché libera (si basa sul volontariato e la passione, e per questo può recensire anche autori come il sottoscritto). Una recensione che riaccende la speranza: tra quei pochi che hanno letto Bello dentro, c’è chi l’ha apprezzato. Chissà che non se ne aggiunga qualche altro