Un altro Heineken Festival si avvicina: il solito Vasco Rossi, ma anche i Police, i Linkni Park. Niente male per gli appassionati di musica rock.
Unico dettaglio: l’happening è di nuovo proposto al Parco San Giuliano di Venezia, su quell’enorme discarica a cielo aperto che la genialità di qualche amministratore ha trasformato nell’isola del divertimento. In fondo basta qualche palata di terra a ricoprire i rifiuti, e pazienza se le strutture cedono e, come è accaduto l’anno scorso, finiscono addosso ai ragazzi ferendone qualcuno.
Non ci andrò. Se devo ballare sulla monnezza, preferisco andarmene a Napoli, dove almeno non mi chiedono il biglietto d’ingresso…
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No Vasco, io non ci casco
Quando il primo uomo provò ad armeggiare con una pietra levigandone gli angoli per farla scorrere meglio, probabilmente un altro disse che era tutto inutile e che le pietre sarebbero rimaste sempre uguali, un altro si lamentò perché non era stato coinvolto nel progetto, un altro ancora affermò che avrebbe dato volentieri una mano ma aveva da fare. Chiunque si sia impegnato almeno una volta ad organizzare qualcosa, sia una serata in pizzeria o un torneo parrocchiale, sa quanto è difficile e soprattutto quanti sono i chiacchieroni pronti a sparlare senza muovere un dito. Per questa ragione oggi mi sento di schierarmi con Bob Geldof, con la sua ostinazione, il suo coraggio. Si chiacchieri pure di diritti, coinvolgimenti, ritardi, improvvisazione: se per un giorno tutto il mondo ricco si è per un attimo fermato a parlare dell’Africa, il merito è di questo signore irlandese. Poi resta l’emozione di rivedere i Pink Floyd insieme, la gioia di chi ha potuto vivere quel momento dal vero, il dispiacere di aver perso alcuni momenti che – mi dicono – indimenticabili del concerto italiano a causa della contemporaneità televisiva (e ahimè non li rivedremo, i cantanti non hanno ceduto i diritti). Gli assenti hanno sempre torto: anche quel Vasco Rossi sicuramente indiscutibile come artista ma che come uomo ha dimostrato una volta di più di essere più bravo a predicare che a fare. Non ci sono scuse, Vasco. Spero solo che tu ad Ancona abbiamo incassato abbastanza quattrini da giustificare una figuraccia così.
Musichette e libert
Mi piace molto l’ultimo brano di Moby, Lift me up, ha un bel ritmo e delle soronità pop eleganti che mi fanno pensare ai migliori Depeche Mode e a David Bowie (cioè quel poco che riesco ad apprezzare della musica pop). Mi piaceva molto anche Come stai di Vasco Rossi, probabilmente il miglior brano dell’ultimo album, un giusto equilibrio di rock e canzone d’autore senza però trascurare il testo (come invece accade in un Senso, capolavoro mancato, canzone inespressa che soffoca rigirandosi sullo stesso concetto fino alla nausea). E se continuo a ripensarci, mi rendo drammaticamente conto che le ultime canzoni che mi sono piaciute (a parte Bad Religion, Green Day, Ska-p che sono fuori competizione) sono quelle selte dalle pubblicità Vodafone. Il dubbio che a questo punto mi attanaglia non è essere o non essere (meglio essere, non c’è paragone, di gente che non è ma occupa spazio ne vedo sin troppa), ma: sono quelli della Vodafone che hanno buon gusto, o i miei gusti si sono tristemente spiacciati contro la livella massificante (uao, che bell’immagine da massmediologo) delle segreterie dei call-center? Non lo so. Mi angoscia, però, la questione.
Decido di chiamare Fastweb.
E poi Tim.
E poi pure un fornitore che in segreteria ha un brano a 8 bit di Beethoven (brrr).
Ascolto varie musichette.
Mi riprendo.
Non sono tutte uguali.
Meno male.
Siamo ancora liberi di scegliere, in fondo.